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La missione: convocare tutti nel popolo della pace

Domenica Seconda dopo la Dedicazione - Visita Pastorale (Sesto San Giovanni - Comunità Pastorale “S. Maria Ausiliatrice e S. Giovanni Bosco” in Sesto San Giovanni - 3 novembre 2024

3 Novembre 2024

1. La visita pastorale.

La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.
La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. La presenza benedetta dei Salesiani e delle FMA caratterizza la vita, il linguaggio, le iniziative, la vivacità di queste parrocchie e deve essere un contributo alla missione della Chiesa in questo territorio, nella città, nell’insieme delle parrocchie della città.
La Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in una particolare città. Il vescovo viene a invitare a coltivare la dimensione diocesana, a partecipare alle iniziative, a raccogliere le proposte, a stringere legami di collaborazione con le altre parrocchie del territorio.
L’inserimento nella pastorale decanale e la recezione delle proposte diocesane e la partecipazione alle convocazioni diocesane è necessaria per mantenere vivo il senso di appartenenza alla Chiesa e per esplorare insieme vie di evangelizzazione adeguate al nostro tempo.        

La visita pastorale è per condividere l’ascolto della Parola che è stata annunciata in questa celebrazione eucaristica per domandarci: che cosa dice il Signore a questa comunità, in questa città, in questo tempo di Chiesa?

 

2. “…perciò non posso venire”: l’invito rifiutato.

Questo servo è l’immagine della Chiesa: mandò il suo servo a dire agli invitati: “venite, è pronto”.
Il servo è mandato per un incarico che si rivela fallimentare: gli invitati hanno altro da fare, non accettano l’invito. I destinatari della missione hanno altre priorità: si scusano e si allontanano.
Dobbiamo constatare che la presenza della Chiesa nel nostro tempo e nel nostro territorio si rivela spesso molto utile, ma irrilevante. La comunità cristiana, qui in particolare, grazie al carisma salesiano, anima tante iniziative, proposte educative, proposte culturali, proposte caritative. E con tutto questo sembra che talora coloro che ricevono il beneficio di questa presenza e si avvalgono dei servizi non raccolgano l’essenziale: “Sarebbe bello condividere con tutti la sensibilità, la motivazione, la fede e l’amore che ispirano le iniziative. Queste qualità rappresentano una ricchezza preziosa, e la disponibilità di ognuno di noi può arricchire gli altri.
Spesso all’esterno non si conosce quello che muove i gesti e le azioni… lo slancio verso la gente può essere migliorato: oltre ai bisogni concreti, alle necessità urgenti, potremmo lavorare per comunicare qualche cosa di più profondo e spirituale che raggiunga chi è alla ricerca di questo” (cfr Risposte del Consiglio pastorale alle domande poste dall’Arcivescovo, pag 4).
Facciamo tutto per invitare la gente a incontrare Gesù, a partecipare al grande grande cena preparata dal Signore, ma quando tutto è stato preparato, gli invitati cominciano a scusarsi e respingono il servo che è andato a invitarli.

 

3. Esci subito … perché la mia casa si riempia.

Che cosa farà il servo che si vede respinto, che si accorge che dell’invito che lui porta non interessa niente agli invitati? Si lascerà prendere dallo scoraggiamento? Si chiuderà nella sala della grande cena a godere quanto è stato preparato, senza darsi pensiero di quelli che mancano?
Il Signore non rinuncia a vedere la casa piena di gente che partecipa alla festa e manda ancora una volta e ancora un’altra volta il servo a cercare commensali. Insomma la missione continua.
Il Signore ci indica come siamo chiamati a vivere la missione in questo tempo in cui molti hanno rifiutato l’invito.

3.1 L’invito è per tutti e la missione è per rivelare quello che Dio vuole. Non si tratta solo di offrire quello che la gente desidera, ciò di cui ha bisogno, ma di far conoscere il cuore di Dio e il suo desiderio che nessuno sia abbandonato.

3.2 L’invito rivela a ciascuno il suo valore: non c’entra che uno sia sano o malato, di tradizione cristiana o di altra tradizione, che sia italiano o straniero. C’entra solo che si risponda all’invito di Dio. Dunque sono invitato anch’io? Sì, anche tu! Anch’io che sono peccatore? Sì, anche tu! Anch’io che non valgo niente e non posso fare niente? Sì, anche tu!

3.3 La missione della pace. Egli è venuto per annunciare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini (cfr Ef 2, 11-22). Gesù è la nostra pace, colui che di due (giudei e gentili) ha fatto una cosa sola abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Gesù ha radunato da tutte le genti perché nella storia fosse presente il popolo della pace: dedicati a riconciliare, attenti a costruire insieme, desiderosi che tutti i popoli si riconoscano convocati per essere un’unica famiglia, la famiglia dei figli di Dio.

La volontà di Dio:
che ciascuno risponda alla sua chiamata;
che tutti vivano in pace.