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La fede, per seminare speranza, la dedizione per creare unità e pace

Domenica Quinta di Quaresima, Visita pastorale (Melzo), Vignate, Parrocchia s. Ambrogio - 17 marzo 2024

17 Marzo 2024

1. La visita pastorale.

La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.

La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. La Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in una particolare città. Il vescovo viene a invitare a coltivare la dimensione diocesana, a partecipare alle iniziative, a raccogliere le proposte, a stringere legami di collaborazione con le altre parrocchie del territorio. La parrocchia di s. Ambrogio in Vignate è ricca di storia, di presenze, di prospettive: la vivacità dei gruppi delle diverse fasce giovanili presenti in oratorio “in maniera continuativa e con entusiasmo” (cfr relazione consiglio pastorale, 2), la generosità dei volontari, la tradizione di gruppi di preghiera. Si riconoscono però le sfide di questo tempo: “un calo di convinzione nella fede all’interno dell’intera comunità parrocchiale, dimostrato anche da una diminuita partecipazione alle celebrazioni e agli appuntamenti di vario genere” (Relazione consiglio pastorale, 4). Le sfide comuni a tutta la comunità diocesana chiedono un cammino condiviso, con il territorio, con il decanato di Melzo, con la Diocesi.

La visita pastorale è per condividere l’ascolto della Parola che è stata annunciata in questa celebrazione eucaristica per domandarci: che cosa dice il Signore a questa comunità, in questo momento del cammino a questo percorso delle parrocchie verso la comunità pastorale, in questa città, in questo tempo di Chiesa?

 

2. La speranza

2.1 Una vicenda di famiglia, una storia di popolo, la vicenda di tutti.
La morte prematura di una persona amata è il dramma inquietante che incrocia la vita di molte famiglie. Alcune famiglie e persone vivono il dramma come una fatalità irrimediabile: il buon senso suggerisce di rassegnarsi e di non pensarsi troppo. Alcuni vivono il dramma della morte come una ingiustizia insopportabile e reagiscono con rabbia, maledicendo la vita, il destino, Dio.
Gli amici di Gesù di fronte alla morte non sanno che cosa dire, se non: se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto (Gv 11,21).
La vicenda di una famiglia è in realtà il dramma di tutti e di ciascuno.
Sì, si può parlare di tutti i problemi del mondo, si può vivere di frenesia e di distrazione, si può immaginarsi di essere importanti o sottovalutarsi. Ma non si può forse sfuggire alla domanda più inquietante: ma che cosa sarà di me? dove andrò a finire?

2.2 La rivelazione inaudita
Nel dramma della morte inevitabile risuona una parola sconcertante, una rivelazione inaudita: io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me anche se muore vivrà; chi vive e crede in me non morirà in eterno (Gv 11,25s).
Gli amici di Gesù raccolgono questa rivelazione e sono chiamati all’arduo percorso della fede. In un contesto scettico, rassegnato, disperato, i cristiani che cosa hanno da dire? Che cosa devono fare?
Anche dove la partecipazione alle proposte della comunità cristiana è numerosa e operosa, è necessario rinnovare le ragioni profonde dell’appartenenza.
Sono i figli della risurrezione, hanno la missione di seminare speranza.
Questa seminagione di speranza è la missione della Chiesa: non conta se siamo tanti o pochi, se siamo circondati dallo scetticismo e dall’indifferenza, o dall’interesse e dalla simpatia. Abbiamo la missione di seminare speranza.


2.3 Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi
(Gv 11,52).
La rivelazione inaudita, la speranza invincibile suonano antipatici e pericolosi per le autorità religiose di Gerusalemme: seminare speranza, rivelare il dono della vita eterna espone Gesù al pericolo mortale.
Ma proprio così Gesù porterà a compimento la sua missione. e la sua missione è di morire per la nazione, e non per la nazione soltanto, ma per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,51-52).
La Chiesa è il popolo dei discepoli convocati da Gesù perché la missione di Gesù raggiunga tutti i popoli e tutti i tempi. Perciò noi siamo riconoscenti, secondo l’esortazione di Paolo:
“siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo (Ef 5,18-20).
La Chiesa in missione continua a essere a servizio del “riunire insieme i figli di Dio: la missione della riconciliazione, della convocazione, della pace tra i popoli, della pace!

Possiamo quindi raccogliere le parole che orientano il cammino:
la fede in Gesù, risurrezione e vita, per conoscere la verità della nostra vita,
la responsabilità di seminare speranza,
la cura per riunire insieme i figli di Dio dispersi, perché vivano nel rendimento di grazie.