1. La visita pastorale
La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.
La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. La Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in una particolare città.
Le forme di collaborazione che si sono avviate non senza lentezze e fatiche tra le parrocchie di san Domenico e San Magno chiedono di essere riprese e rilanciate per condividere eccellenze e per affrontare inadeguatezze. Non si tratta in primo luogo di un impegno organizzativo o gestionale, ma di un cammino spirituale che chiede percorsi di formazione delle persone coinvolte e attinge all’Eucaristia, cioè al Signore Gesù presente, risorto, vivo la parola che orienta e lo stile che caratterizza. Il vescovo viene a invitare a coltivare la dimensione interparrocchiale, cittadina e diocesana, a partecipare alle iniziative, a raccogliere le proposte, a stringere legami di collaborazione con le altre parrocchie della città.
La visita pastorale è l’occasione per ascoltare insieme quello che il Signore vuole dire a questa comunità e a tutta la Chiesa in questa celebrazione, in particolare in questa domenica “della divina clemenza”.
2. Dalla legge che impone adempimenti all’amore che accoglie la grazia della vita nuova.
2.1 Dalla casa del fariseo alla comunità di Gesù
C’è la casa del fariseo, la casa in cui si onora Dio facendo delle cose, praticando dei riti, osservando delle regole. La casa del fariseo è una casa rassicurante: quando hai fatto quello che dovevi sei a posto. La casa del fariseo è una casa del prevedibile: si sa che cosa si deve fare, si è sempre fatto così.
La casa del fariseo è la casa delle cose da fare: attività e iniziative, impegni e risultati, attività di culto e attività di servizio, risorse e buona gestione. In un certo senso si può essere soddisfatti.
La casa del fariseo, però, è una casa triste: che gusto c’è a fare tutto quello che si fa?
Nella casa del fariseo abita uno sguardo severo che giudica, uno sguardo meschino che si compiace di criticare, di insinuare malizie, di imprigionare Gesù in un pregiudizio.
Gesù invita a passare dalla casa del fariseo alla casa della “divina clemenza”.
Nella casa della divina clemenza tutti possono entrare, tutti sono attesi, i farisei e i peccatori, la donna peccatrice e il fariseo ineccepibile, il povero e il ricco, il cittadino e lo straniero, tutti, tutti (cfr Papa Francesco).
Nella casa della divina clemenza conta di più quello che hai nel cuore di quello che fai.
Nella casa della divina clemenza si entra per chiedere perdono piuttosto che per rivendicare un diritto.
Nella casa della divina clemenza si entra per incontrare Gesù. Il suo amore, la sua parola sono la gioia, la liberazione, il pianto e la grazia di una vita nuova.
La comunità cristiana è la casa della divina clemenza.
Dobbiamo vigilare perché le molte cose da fare, le iniziative generose, le proposte creative e tradizionali, geniali e partecipate non siano opere compiute con la presunzione di essere bravi, ma gesti d’amore compiuti per grazia ricevuta da Gesù.
2.2 Dalle lacrime del peccato al profumo del perdono
La Divina Clemenza propone di imitare la donna che ama molto.
È una umanità in lacrime. Una vita sbagliata. Una etichetta di disprezzo. Una vergogna umiliante. Una situazione senza soluzione, senza speranza.
Ma saputo che Gesù si trovava nella casa del fariseo intuisce una promessa anche per lei.
L’umanità in lacrime riceve la vocazione a un amore che trasfigura.
L’amore diventa un profumo, un’aria nuova, piacevole, un trovarsi bene nella casa della divina clemenza.
La gioia.