- La missione è fallita
Sperimentiamo il fallimento. Siamo partiti con entusiasmo, ma l’entusiasmo si è spento e le aspettative, i progetti, io propositi sono falliti, si sono rivelati impraticabili.
Ci sono matrimoni falliti: preparati con serietà e con molte aspettative. Sono finiti in un fallimento.
Ci sono opere educative fallite: i genitori si sono proposti di essere buoni genitori, poi devono constatare che i figli non hanno ricevuto né condividono i valori che i genitori hanno cercato di trasmettere. Si dicono: “Siamo genitori falliti!”.
Gli insegnanti si sono proposti di essere bravi educatori; i preti, i\le catechisti\e si sono proposti di educare cristianamente i giovani che incontrano. Si deve constatare che l’opera educativa è, in molti casi, fallita.
Anche Geremia, il profeta, riconosce il suo fallimento: vi ho parlato nel nome del Signore e non mi avete ascoltato;
Anche Gesù prevede il fallimento della missione affidata ai suoi discepoli: qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alla vostra parola …
Anche i santi sperimentano il fallimento: S. Lorenzo, santa Rita, i santi Gervaso e Protaso…
- La missione è fallita, ma non è colpa mia.
C’è anche una meschina consolazione di fronte al fallimento: dare la colpa agli altri, al mondo, alle circostanze, alle persone che si sono messe contro, agli strumenti moderni pervasivi che riempiono la testa e le case di esempi rovinosi e mettono in ridicolo le parole del Signore e le sue esigenze.
In effetti non possiamo dire che è “tutta colpa mia”; non possiamo però negare che, almeno in parte, il fallimento è evidente.
- L’interpretazione cristiana del fallimento.
– Ho fallito, ma non sono “un fallimento”: la stima di sé nel nome del Signore.
– La missione non è raccogliere, ma seminare: la speranza.
– Dio continua ad attirare tutti a sé per salvarli: in vita o in morte…: la fede
– Il fallimento non è un motivo per fermarsi, ma per andare oltre, altrove, riprovare, ricominciare.