1. La notte di Samuele.
In quale notte si è perso il giorno? in quale tenebra si è smarrita la luce? In quale notte scorre il tuo tempo? Forse nella notte di Samuele.
Samuele fino ad allora non aveva conosciuto il Signore, né si era ancora rivelata la parola del Signore.
La notte di Samuele è la notte di un lungo sonno, talora sereno abitato da sogni incantati, talora agitato da incubi spaventosi. È la notte di chi vive i suoi tempi, occupato in mille cose, trascinato dalle emozioni o assestato nella noia, angosciato o spensierato, con l’infantile incoscienza che la vita non è una storia che mi riguarda.
La notte del lungo sonno è visitata dal Signore che chiama: “Samuele!”. Interrompe il lungo sonno con una voce misteriosa, indecifrata, inaspettata.
Il Signore chiama Samuele e la notte in cui si è smarrito il giorno, la notte del lungo sonno, diventa la notte che aspetta il giorno perché la vita chiede una parola, la libertà fiorisce nella decisione: parla, perché il tuo servo ti ascolta.
Forse stai vivendo la notte di Samuele. La notte in cui il Signore ti sveglia e ti chiama.
I nostri fratelli che sono ordinati preti in questa celebrazione sono quelli della notte di Samuele, quando la notte che spegne il giorno si è tramutata nell’attesa del giorno della missione.
2. La notte del tradimento.
In quale notte si è spento il giorno? in quale solitudine è stata abbandonata l’amicizia?
Forse la notte in cui il Signore Gesù veniva tradito, consegnato per essere giudicato, condannato per essere crocifisso.
È la notte di Giuda, è la notte di Pietro, è la notte in cui tutti l’hanno abbandonato e sono fuggiti.
La notte del tradimento è forse resa oscura dalla delusione perché la missione di Gesù non corrisponde alle fantasiose aspettative, forse è resa oscura dal risentimento perché la libertà di Gesù contesta una religione che rende schiavi, è resa oscura dalla prepotenza di un potere che si ritiene indiscutibile.
Proprio nella notte del tradimento, quella in cui Gesù è vittima di chi lo consegna, Gesù compie e offre il segno della libertà che si consegna: “Questo è il mio corpo, che è per voi … questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue. Prendete e mangiate, prendete e bevete, io mi consegno a voi, e così fate anche voi, in memoria di me”.
La notte del tradimento diventa così la notte che attende il giorno del compimento, dello svelamento della verità di Dio nel Figlio che ama fino alla fine e comanda di amare come lui ha amato.
Forse stai vivendo la notte del consegnarsi, quella in cui il consegnarsi di Gesù nei segni del pane e del vino ti convince che la vita merita di essere vissuta perché merita di essere donata.
I nostri fratelli che oggi vengono consacrati per presiedere la celebrazione della Messa sono quelli della notte del tradimento e desiderano fare memoria di Gesù abitando il desiderio del giorno di servire e di donarsi per sempre per amare secondo il comandamento di Gesù.
3. La notte dei malintesi e delle confidenze.
In quale notte si è spento il giorno? In quale conversazione i discepoli si sono rivelati ancora impreparati, ancora ottusi, ancora, dopo tanto tempo, lontani dal comprendere le parole di Gesù?
Forse è la notte dei discepoli, quell’ultima notte, quella in cui Gesù ha lavato i piedi dei discepoli e li ha trovati più inclini alla perplessità che alla riconoscenza, smarriti nei loro dubbi piuttosto che abitati dallo stupore.
Proprio in quella notte Gesù ha indicato la via per entrare nel mistero di tutto ciò che ha udito dal Padre suo e li ha chiamati amici. Così la notte dei malintesi è diventata la notte delle confidenze, la notte delle rivelazioni ultime. Così i discepoli hanno accolto Gesù non solo come il maestro della verità, ma la verità stessa, non solo come il modello del vivere, ma come la vita stessa.
I discepoli sono quindi condotti a quel “rimanere” che rende amici e a quell’amicizia che rende possibile partecipare alla vita del Padre ed essere memoria di Gesù per potenza di Spirito Santo.
Forse stai vivendo la notte delle perplessità e dei malintesi e Gesù ti chiama a entrare nella sua amicizia perché si annunci il giorno della verità tutta intera, della comunione di cui vivere, del molto frutto della condivisione della fede.
I fratelli che sono oggi ordinati presbiteri sono uomini che hanno vissuto con commozione e riconoscenza la notte delle confidenze e ora si offrono alla Chiesa perché il frutto si moltiplichi e il frutto rimanga.