- La città insignificante.
La città un tempo gloriosa è diventata un cumulo di rovine; dove c’era una metropoli di affari e di mercanti, rimane ora la sabbia del deserto; il paese famoso è diventato sconosciuto; la meta dei sogni e della speranza si è rivelata la trappola della miseria e della violenza. Nazaret, la città insignificante, la città di quelli da cui non ti aspetti niente, la città che si spopola, la città che si dimentica. La storia dei popoli e dei paesi conosce gli alti e bassi della storia, della gloria, della desolazione. È un destino o una responsabilità? Siamo protagonisti della storia o siamo vittime degli eventi e delle coincidenze? Perché vive una città? Perché muore? La festa patronale può essere l’occasione per interrogarsi sul paese in cui viviamo, su che cosa speriamo per questa terra, su che cosa possiamo fare. I cristiani considerano la questione non come i promotori turistici o gli organizzatori di eventi, ma come l’anima del mondo, quelli destinatari della vocazione e incaricati della profezia.
- L’anima del paese.
Gesù dice delle cose più grandi che danno importanza alla sua vita e alla sua missione. Natanaele è sorpreso dalle parole di Gesù, ma Gesù rivela il vero motivo della sua grandezza: è la relazione con il Padre. La gloria di Gesù è quella che riceve dal Padre. I miracoli, la conoscenza del cuore umano, la sua missione di portare a compimento Mosè e i Profeti tutto viene dal Padre, come manifestano i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo (Gv 1,51). Il primo elemento che può dare futuro a un paese è la relazione con il Padre, è la presenza di Gesù che ci rende figli di Dio. La gloria necessaria non è la rinomanza artificiosa della pubblicità, non è la prepotenza che umilia gli altri. È invece l’accogliere il Signore, diventare dimora di Dio. Gesù loda in Natanaele la sincerità: un israelita in cui non c’è falsità (Gv 1,47). Quello che rovina i paesi, anche i più ricchi, anche i più numerosi è la corruzione, è quel modo di agire che percorre le vie disoneste. La menzogna che avvelena i rapporti, la mancanza di fiducia, la complicità che si consente percorsi di illegalità per perseguire interessi personali o di parte, ignorando il bene comune. Tutti i disastri del mondo sono provocati da persone e poteri che si giustificano dicendo che stanno facendo la cosa giusta, che per il bene del loro popolo e del loro paese devono rovinare il mondo, il proprio paese e il paese degli altri. La virtù che può dare un futuro al paese è l’onestà.
Nazaret è la città dove Gesù ha vissuto gli anni del suo diventare uomo, del suo apprendistato non solo per imparare a essere falegname, ma per imparare ad abitare il mondo. Dunque Nazaret è la città degli affetti nella condivisione della fede, nell’affrontare la vita quotidiano e il lavoro. Ma nella città del quotidiano Gesù ha sperimentato l’incomprensione, il rifiuto, la gelosia: “non è costui il figlio di Giuseppe?” … si alzarono e lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero fino sul ciglio del monte sul quale era costruita la loro citta, per gettarlo giù (cfr. Lc 4,22.29). La città abitata dalla gelosia, dall’ottusità, dalla aggressività che si esprime con violenza e minaccia non può avere futuro. La città può avere futuro se vive la disponibilità all’inedito della rivelazione della missione di Gesù. Il paese che celebra il Patrono invoca la grazia di perseverare nel bene e di affrontare le sfide del presente. La Parola di Dio suggerisce tre punti fondamentali: la fede in Gesù, Figlio di Dio, l’onestà, la disponibilità all’inedito.