1. La visita pastorale.
La visita pastorale è l’occasione per dirvi: voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Normalmente il vescovo esprime la sua sollecitudine per le comunità inviando i preti e coloro che ricevono dal vescovo il mandato di prendersi cura della Chiesa nel territorio. La visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona.
La visita pastorale è l’occasione per mettere in evidenza la dimensione diocesana della Chiesa. Le due parrocchie di Resurrezione e di “Cascina Gatti”, per quanto siano molto vicine geograficamente, hanno un passato e una storia molto diverse (Cfr Condivisione di alcuni spunti in vista dell’incontro con i Consigli Pastorali delle parrocchie di Cascina Gatti e Resurrezione, p. 1). Non è questo il momento per cercare la ragione di queste storie molto diverse, ma la visita del Vescovo è l’occasione per incoraggiare il cammino verso la costituzione della Comunità Pastorale.
Del resto, la Chiesa non è la singola parrocchia, ma la comunità diocesana presente nel territorio, unita nella comunione con il Vescovo, impegnata a condividere le risorse e la passione per il Vangelo in una particolare città. Il vescovo viene a invitare a coltivare la pastorale di insieme tra le due parrocchie, entro il decanato di Sesto San Giovanni e in rapporto con la dimensione diocesana.
L’inserimento nella pastorale decanale e la recezione delle proposte diocesane e la partecipazione alle convocazioni diocesane è necessaria per mantenere vivo il senso di appartenenza alla Chiesa e per esplorare insieme vie di evangelizzazione adeguate al nostro tempo.
La visita pastorale è per condividere l’ascolto della Parola che è stata annunciata in questa celebrazione eucaristica per domandarci: che cosa dice il Signore a questa comunità, in questa città, in questo tempo di Chiesa?
2. Il fallimento del servo del Signore
Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze (Is 49,4)
Il profeta riconosce il suo fallimento: ho ricevuto una missione e mi sono impegnato. Ma non ho combinato niente. Il fallimento del servo forse può essere una immagine per dire del fallimento della missione della Chiesa. Infatti raccolgo spesso dichiarazioni di esiti deludenti, di un desiderio di trasmettere la parola del Signore e la costatazione del rifiuto o della irrilevanza, di un impegno gravoso ma senza frutto, di proposte ben preparate e ben presentate che cadono nell’indifferenza: ho faticato invano.
Me lo dicono i genitori di figli che sono stati educati con ogni cura nei percorsi della vita cristiana e che hanno rifiutato di perseverare in questi percorsi, talora con trasgressione clamorosa e polemica, talora con il conformarsi quieto e stordito al clima depresso dei loro coetanei.
Me lo dicono i preti che si dedicano con appassionata intelligenza alla predicazione e all’accompagnamento delle persone e che vedono assottigliarsi il numero di quelli che accolgono con gioia e riconoscenza l’annuncio del Vangelo.
Me lo dicono gli insegnanti, me lo dicono coloro che testimoniano il vangelo negli ambienti della vita quotidiana, a scuola, in ufficio, in fabbrica.
Me lo dice la relazione del Consiglio Pastorale di Resurrezione che scrive: “si è notata la difficoltà a coinvolgere le persone nel campo del volontariato; è stato difficoltoso il coinvolgimento delle famiglie nel cammino educativo della fede e sono apparse evidenti difficoltà nell’accoglienza delle proposte formativa rivolte agli adulti e in particolare ai genitori dei ragazzi”(Sintesi del cammino fatto dal Consiglio Pastorale Parrocchiale [Parrocchia Resurrezione di Gesù] – mandato 2019-2023)
Per nulla e invano ho consumato le mie forze!
3. La via di Gesù
In questa dichiarazione di fallimento è sorprendente il cantico che esalta l’opera di Gesù.
Gesù, pur essendo nella condizione di Dio umiliò sé stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte vergognosa della croce. E per questo, proprio per questo modo di vivere e di morire, per questo andare verso il fallimento a motivo della fedeltà al Padre, che vuole salvare tutti, proprio per questo è stato glorificato così da essere la speranza di tutti, che ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra.
La regalità di Gesù si compie nel mettersi là dove tutti devono passare, sulla porta della morte, per dare a tutti la vita di Dio. A tutti, perché questa è la volontà di Dio, che tutti siano salvati.
4. Sulla via di Gesù
Sulla via di Gesù camminano i suoi discepoli, desiderosi di obbedire al Padre, di seguire il Signore Gesù per essere a servizio del desiderio di Dio Padre di salvare tutti.
A quelli che vogliono essere suoi discepoli il Signore dice: È troppo poco!
È troppo poco che tu ti prenda cura di te stesso, per essere una persona seria, onesta, affidabile. È troppo poco che tu sia uno di quelli che c’è, che occupa il suo posto in chiesa, che fa qualche ora di volontariato. È troppo poco che pensi al tuo futuro e al futuro dei tuoi familiari con le attenzioni e le cautele della prudenza umana. È troppo poco che la vita trascorra nella media, né buona né cattiva, come quelli che dicono: io non faccio niente di male.
È troppo poco essere una comunità cristiana qualsiasi. È troppo poco l’impegno a curare la vita interna della comunità. È troppo poco accogliere “quelli che vengono” e continuare le belle proposte di sempre, per i discepoli di Gesù che contemplano la sua missione e si lasciano coinvolgere.
Celebriamo la regalità di Gesù e Gesù ci precede, ci accompagna e ci istruisce perché insieme con lui portiamo a compimento la missione che il Padre ha voluto per salvare tutti.
Le letture ascoltate ci consegnano alcune parole che orientano il nostro cammino.
Tutti: ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra. Io ti renderò luce per tutte le genti. Nessuno deve essere escluso, nessuno deve lasciarci indifferenti. Tutti cono chiamati a essere avvolti dalla luce di Dio.
Ciascuno, uno per uno: oggi con me sarai nel paradiso.
Nell’impotenza la potenza di Dio: ti basta la mia grazia