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È troppo poco (Is 49,6)

Ordinazioni diaconali - Dove sono io, là sarà anche il mio servitore (Gv 12,26), MILANO, Duomo – 9 novembre 2024

9 Novembre 2024

1. Il fallimento del servo del Signore

Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze (Is 49,4)
Il profeta riconosce il suo fallimento: ho ricevuto una missione e mi sono impegnato. Ma non ho combinato niente. Il fallimento del servo forse può essere una immagine per dire del fallimento della missione della Chiesa. Infatti raccolgo spesso dichiarazioni di esiti deludenti, di un desiderio di trasmettere la parola del Signore e la costatazione del rifiuto o della irrilevanza, di un impegno gravoso ma senza frutto, di proposte ben preparate e ben presentate che cadono nell’indifferenza: ho faticato invano.
Me lo dicono i genitori di figli che sono stati educati con ogni cura nei percorsi della vita cristiana e che hanno rifiutato di perseverare in questi percorsi, talora con trasgressione clamorosa e polemica, talora con il conformarsi quieto e stordito al clima depresso dei loro coetanei.
Me lo dicono i preti che si dedicano con appassionata intelligenza alla predicazione e all’accompagnamento delle persone e che vedono assottigliarsi il numero di quelli che accolgono con gioia e riconoscenza l’annuncio del Vangelo.
Me lo dicono gli insegnanti, me lo dicono coloro che testimoniano il vangelo negli ambienti della vita quotidiana, a scuola, in ufficio, in fabbrica.
Per nulla e invano ho consumato le mie forze!

 

2. La via di Gesù

In questa dichiarazione di fallimento è sorprendente il cantico che esalta l’opera di Gesù.
Gesù, pur essendo nella condizione di Dio umiliò sé stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte vergognosa della croce. E per questo, proprio per questo modo di vivere e di morire, per questo andare verso il fallimento a motivo della fedeltà al Padre, che vuole salvare tutti, proprio per questo è stato glorificato così da essere la speranza di tutti, che ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra.
La regalità di Gesù si compie nel mettersi là dove tutti devono passare, sulla porta della morte, per dare a tutti la vita di Dio. A tutti, perché questa è la volontà di Dio, che tutti siano salvati.

 

3. Sulla via di Gesù

Sulla via di Gesù camminano i suoi discepoli, desiderosi di obbedire al Padre, di seguire il Signore Gesù per essere a servizio del desiderio di Dio Padre di salvare tutti.
A quelli che vogliono essere suoi discepoli il Signore dice: È troppo poco!
È troppo poco che tu ti prenda cura di te stesso, per essere una persona seria, onesta, affidabile. È troppo poco che tu sia uno di quelli che c’è, che occupa il suo posto in chiesa, che fa qualche ora di volontariato. È troppo poco che pensi al tuo futuro e al futuro dei tuoi familiari con le attenzioni e le cautele della prudenza umana. È troppo poco che la vita trascorra nella media, né buona né cattiva, come quelli che dicono: io non faccio niente di male.
È troppo poco essere un cristiano qualsiasi. È troppo poco praticare quella mediocrità che si definisce come buon senso, ma che in realtà è pigrizia, rassegnazione, viltà.
È troppo poco essere una persona di buoni sentimenti, di luoghi comuni, di una generosità che si spinge al massimo a qualche elemosina.
La vocazione cristiana è, per tutti, vocazione alla sequela di Gesù, a lasciarsi conformare ai sentimenti di Gesù; è, per tutti, la pratica del comandamento di Gesù: amatevi come io vi ho amato. Perciò i diaconi hanno scelto il proposito di essere con Gesù, di imitare Gesù: dove sono io, là sarà anche il mio servitore (Gv 12,26).
Questo richiamo al “troppo poco” ha raggiunto questi uomini che a un certo punto della loro vita hanno intuito un oltre. Non una evasione, non una aspirazione a una posizione di maggior prestigio, non una alternativa ad essere con umiltà dentro la vita ordinaria come contesto adatto per una vita santa.
Il richiamo del “troppo poco” ha condotto questi uomini a rendersi disponibile per un servizio alla Chiesa, alla gente, al Vescovo, ai bisogni dei fratelli che sia in continuità con le scelte della vita e insieme si apra a orizzonti più ampi.
Così sono giunti a questo momento solenne e commovente: resi partecipi della regalità universale di Gesù si mettono a servizio del superamento del “troppo poco”. Possono incoraggiare molti: non tutti, ovviamente, sono chiamati a diventare diaconi, ma tutti sono chiamati a uscire dal “troppo poco” in cui si rischia di accomodarsi.
La missione che il Signore affida è senza confini: è troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe … io ti renderò luce delle nazioni.

 

4. L’altro malfattore

La regalità di Gesù, manifestata attraverso il fallimento della crocifissione tra i malfattori, insegna anche come deve essere vissuta la missione che il Signore affida ai suoi servi. Sì, la salvezza, la luce, deve arrivare a tutte le nazioni. Ma come?
Il dialogo tra i crocifissi rivela lo stile di Gesù e suggerisce la via da percorrere. Ecco come Gesù si manifesta re dell’universo: salva tutti, ma uno per uno. Ciascuno è unico e per ciascuno è pronunciata la parola: oggi con me sarai nel paradiso (Lc 23,43).
Ecco la missione: uno per uno.

L’ordinazione diaconale di questi otto nostri fratelli è dunque un messaggio per tutta la Chiesa. In particolare il messaggio che chiama ad uscire dalla mediocrità accogliendo l’invito a lasciare il “troppo poco” dell’accontentarsi, della mediocrità e l’indicazione che dà alla missione l’orientamento di una attenzione personale: uno per uno.