1. Incantati dallo stupore
Il signor Antonio è preciso. Ah, com’è preciso il signor Antonio! Da quando è in pensione passa più tempo in segreteria parrocchiale di quanto ne passava in ufficio, tanto per confermare il luogo comune che dice: “Da quando sono in pensione lavoro più di prima”.
Il suo cruccio costante è far quadrare in conti, tenere in equilibrio le finanze della parrocchia: le spese sono tante, le entrate sono quelle che sono, si arriva a pelo. Ma poi le manutenzioni straordinarie?
Il signor Antonio, preciso com’è, continua a rivedere le spese, a cercare forme di acquisto più convenienti, a valutare come misurare il riscaldamento e controllare le luci. Lotta per centesimi, che però moltiplicati fanno risparmio.
A un certo punto però compare sul conto della parrocchia un bonifico di un milione!
Ho visto male? sarà un errore?
In realtà si tratta invece di una donazione, regolare e certificata con tutti i timbri e le firme a posto.
Si tratta della donazione della signora Rosa.
Chi?
La signora Rosa!
Proprio la signora Rosa, la signora che tutte le domeniche sosta davanti all’altare della Madonna, accende una candela, partecipa alla messa e poi scompare? Proprio quella donnetta così fedele e semplice che quasi non la noti? Sì proprio la signora Rosa, che ha lavorato tutta la vita, che ha gestito bene i suoi risparmi, che non ha mai speso niente oltre il necessario, ecc. ecc.
Il signor Antonio resta incantato: ecco la provvidenza!
Ecco come sono i discepoli, ecco come sono i consiglieri dei consigli pastorali e degli affari economici: gente che si lascia incantare dall’opera di Dio.
La vita della mia comunità non è un conto corrente che si stenta a tenere in equilibrio, ma l’opera di Dio che continua a incoraggiare la sua Chiesa per la missione di seminare speranza.
Ai consiglieri non si chiede di accanirsi in discussioni, di esagerare in iniziative, di rassegnarsi alla monotonia dell’ordinario.
Si chiede che si lascino incantare per lo stupore delle opere di Dio, come chi si incanta di fronte alla bellezza di questo Duomo. Così dobbiamo essere noi credenti: capaci di riconoscere l’incanto dell’opera di Dio nelle nostre comunità.
2. Fieri della chiamata
Si sa quello che capita quando il gran re convoca i dignitari di corte per una impresa prestigiosa e impegnativa. La sala allora si riempie di uomini e donne che esibiscono i loro titoli e le loro decorazioni, che si mettono nelle prime file. Dicono che non lo meritano, ma che hanno buone ragioni per aspettarsi che il gran re scelga proprio lui o lei, visto che ha fatto questo e quello.
Quando il gran re entra nella sala sfoderano il sorriso più seducente e salutano nel modo più accattivante e allusivo.
Il gran re fa un discorso sull’importanza dell’incarico che deve conferire e sulla sua delicatezza; quelli delle prime file seguono con gli occhi sbarrati, ma non ascoltano: stanno pensando che cosa dire per ringraziare dell’incarico ricevuto.
Ma alla fine il gran re alla fine pronuncia la sua sentenza: per questo incarico penserei a Maria. Non saprei descrivere i sentimenti e le emozioni e le sorprese che riempiono la sala. E le domande: e chi è questa Maria?
Maria si fa avanti confusa e commossa. Non sa che cosa dire. Non aveva preparato il discorso. Ritira la busta con i documenti e le consegne e parte per la missione.
Ecco come si presta un servizio nella Chiesa: fieri di una chiamata, con l’umile disponibilità alla missione, pronti a servire e sorpresi per un incarico inaspettato. Il Pastore conosce le sue pecore, e le pecore riconoscono il Pastore. Ma la Chiesa che siamo noi non è un gregge di pecore ma una comunità di uomini e donne che condividono la responsabilità del discernimento, che non si sottraggono alla responsabilità di edificare il Tempio di Dio e lasciano perdere la difficoltà della missione nel contesto in cui viviamo.
Ecco chi sono quelli che sono chiamati alla responsabilità di consiglieri: non presumono di essere i migliori, non hanno la pretesa di averlo meritato. Ma la chiamata li riempie di fierezza: hanno fiducia in me, hanno stima di me. Perciò eccomi.
3. Disponibili per la gioia
Uomini e donne incantati per le opere di Dio, fino alla chiamata alla quale vogliono rispondere, sono presenze vive, vivaci, fiduciose dentro la comunità cristiana.
Talora si sentono presenze vive in una comunità che sembra vicina a morire, talora sono presenze vivaci in comunità che sembrano preferire assestarsi nella ripetizione e nell’inerzia e sono inquiete per ogni novità, talora sono presenze fiduciose in comunità sfiduciate.
Cosa faranno questi uomini e donne di fede chiamate a un incarico, sorprese di essere scelte? Si agiteranno forse per proposte e iniziative? Si lamenteranno e si metteranno a distribuire colpe e rimproveri? Consegneranno la lista dei “dobbiamo”, “si deve”; “questi dovrebbero fare questo e gli altri quest’altro”?
Piuttosto, credo, si renderanno disponibili alla gioia.
Ecco che cosa si chiede ai consiglieri nelle attività pastorali: di essere disponibili alla gioia che Gesù dona ai suoi amici. Uomini e donne contenti di essere in amicizia con Gesù si metteranno all’opera per costruire presente e futuro delle comunità e la loro costruzione resisterà alla prova del fuoco. Sarà una pietra preziosa a rendere bella la Chiesa di Dio. Nella Proposta Pastorale che è stata consegnata per questo anno pastorale, intitolata “Basta. L’amore che salva e il male insopportabile”, abbiamo fatto memoria di alcune scelte che hanno guidato il nostro cammino e danno volto alla nostra Chiesa diocesana e abbiamo ricordato che siamo “Chiesa dalle genti” che assume un volto nuovo perché accoglie il dono di tutti coloro che abitano in questo territorio e che vengono da ogni parte della terra: “Chiesa dalle genti”. E abbiamo ricordato che siamo presenti sul territorio con una pastorale di insieme che nelle comunità pastorali e nei decanati si attua nel modo più ordinario e riconoscibile con quello stile sinodale che deve caratterizzare i consigli pastorali e le Assemblee sinodali decanali presenza nel territorio. E abbiamo ricordato la condivisione delle responsabilità nella edificazione della comunità e nella testimonianza e missione quotidiana, secondo il ruolo e la responsabilità di ciascuno.
Ecco credo che ogni consigliere debba riprendere queste pagine per riconoscere la Chiesa che siamo che il Signore vuole, “Chiesa dalle genti”, Chiesa sinodale, Chiesa presente nel territorio con una partecipazione corresponsabile tra i battezzati. Ai consiglieri di questi organismi di partecipazione è dunque offerta la grazia e chiesto il servizio di condividere questo volto di Chiesa ma con l’animo incantato dallo stupore, fiero della chiamata e disponibile alla gioia.