1. Pensieri disperati
Alcuni pensano che per essere moderni, al passo con i tempi, ben inseriti nella cultura e società contemporanea bisogna essere disperati. Cioè si deve pensare che siamo fatti per morire e che con la morte finisce tutto di me, di te, dei miei amici, dei tuoi figli, dei tuoi genitori. Sopravvivono forse le tue opere, almeno finché non finiscono anch’esse in qualche discarica o in qualche museo.
Alcuni pensano che per essere seri bisogna essere scientifici. Quindi quello che si può sapere è quello che la scienza può studiare, quello che si può misurare, quello che si può produrre. Tutto il resto non è serio. Infatti che cosa sarà mai una poesia? che cosa sarà mai un amore? Che cosa sarà mai una preghiera? Che cosa sarà mai Dio?
Alcuni pensano che l’unico sentimento veramente umano sia lo spavento. Le forze del male, i mostri che abitano dentro l’animo, l’incomprensibile vastità dell’universo, l’incontenibile potenza della natura dicono: se vuoi essere realista devi essere spaventato. Succedono cose così terribili dentro le mura delle case, dentro i rapporti più intensi, tra uomo e donna, tra genitori e figli, che se non vivi di spavento vuol dire che non leggi i giornali e non sai di quanti omicidi, violenze, disastri naturali capitano ogni giorno.
Alcuni pensano che se vuoi vivere ti conviene non pensare.
2. Abitano in città anche degli originali
Ci sono anche quelli che visitano i cimiteri non per trovare conferma alla disperazione, ma per pregare per i morti e per imparare a vivere. Sono quelli che credono che Gesù, il crocifisso, è risorto da morte ed è principio di risurrezione per tutti. Ecco, sono i credenti in Cristo. Ascoltano la promessa di Gesù e sanno che è una promessa affidabile.
3. I tratti dell’originalità cristiana nel visitare i cimiteri.
Coloro che credono nella risurrezione di Gesù sono “pellegrini di speranza”: vanno verso il futuro come persone che vanno verso una meta desiderabile, anche se devono passare nella valle oscura. Vanno infatti incontro a Gesù, sanno che è vivo, è presente ogni giorno, ma desiderano vedere il suo volto, ed essere simile a lui.
Coloro che credono nella risurrezione di Gesù abitano nella comunione dei santi: sanno che coloro che sono morti sono vivi presso Dio e perciò ne raccolgono l’esempio e le parole continuando quella familiarità, per quanto spezzata dalla morte ha spezzato, continua in modo misterioso. E si può dire ai nostri cari anche quello che in vita non si è detto, le parole taciute, le ferite non rimarginate, i rapporti spezzati, il perdono non concesso, il bene non riconosciuto e la gratitudine negata.
Coloro che credono nella risurrezione di Gesù sentono la responsabilità di abitare il mondo facendo il bene. Sanno infatti che devono rendere conto di come usano le possibilità, le occasioni, i talenti ricevuti. Perciò usano bene il tempo, continuano a pregare, sanno chiedere perdono e concedere il perdono.