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Con Gesù, anche nella tenebra angosciante

Giovedì santo nella Cena del Signore, Milano, Duomo – 28 marzo 2024

28 Marzo 2024

1. Parliamo dunque del male oscuro

Si è diffuso il male oscuro: il male oscuro è come un veleno che inquina ogni cosa e rende amare le cose dolci, tristi i momenti lieti, noiosi gli incontri interessanti, angoscianti i pensieri del futuro, opprimenti gli adempimenti ordinari.

Il male oscuro si chiama con molti nomi: lo chiamano tristezza, malumore, depressione, malavoglia, tormento interiore, malinconia. Lo chiamano con molti nomi perché ha molte forme.

Il male oscuro di solito non si cura, perché, salvo in qualche forma grave, non è una malattia.

Il male oscuro si stenta persino a riconoscerlo: tende piuttosto a dissimularsi, a esprimersi in reazioni aggressive, in accuse sproporzionate, a giustificarsi con colpe altrui o con situazioni insopportabili.

Del male oscuro forse non si dovrebbe parlare in una omelia in coena Domini.
Ma le letture ascoltate insistono tanto che è difficile evitare l’argomento.

Il male oscuro dell’angoscia e della disperazione domina la preghiera di Giona: Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l’abisso mi ha avvolto, / l’alga si è avvinta al mio capo. / Sono sceso alle radici dei monti, / la terra ha chiuso le sue spranghe / dietro a me per sempre (Gn 2,6-7).

Il male oscuro della delusione fino all’esasperazione si riconosce nelle parole di rimprovero che Paolo rivolge ai cristiani di Corinto. L’hanno deluso in molti modi. Il loro modo di celebrare la cena del Signore contraddice con il comportamento il senso stesso della celebrazione.

Il male oscuro della sconfitta che fa crollare l’immagine che uno si fa di sé stesso è nelle lacrime di Pietro. Dopo aver assicurato fedeltà fino alla fine, si è spaventato per l’insinuazione del personale di servizio: “Ma che uomo sono?” si è detto Pietro. “Sono una delusione per il Maestro e per me stesso! Non valgo niente!”.

 

2. “Discese agli inferi”.

Il male oscuro insidia tutti. E non è possibile evitare la domanda: che fare? se ne può uscire? In che modo i discepoli di Gesù vivono il male oscuro?
Anche i discepoli sperimentano la tristezza opprimente, la desolazione che diventa una prostrazione insopportabile e cercano una evasione nel sonno greve di quella notte.
Ed ecco la parola che viene da Dio.

La testimonianza evangelica attesta che Gesù stesso ha vissuto la tristezza fino all’angoscia, è disceso fino agli inferi dell’abisso minaccioso che il male oscuro scava in ciascuno. E dunque anche Gesù ha provato e sofferto del male oscuro. Se tu stai vivendo la notte della desolazione, continua a credere: anche in questa situazione Gesù è vicino, Gesù sa quello che soffri.

In questa notte Gesù prega. La preghiera di Gesù è come un grido, un gemito, uno strazio. Gesù prega, con forti grida e lacrime e nella preghiera decide ancora e ancora e ancora di fidarsi del Padre. Gesù è angosciato dell’ostilità degli uomini, Gesù è spaventato dell’incombere del soffrire, Gesù è rattristato della solitudine in cui i suoi lo abbandonano. Gesù prega: Padre, io mi fido di te! Padre, io mi abbandono a te! Se tu stai vivendo la notte dell’angoscia, continua a pregare: il Padre ascolta e viene in aiuto alla nostra debolezza.

In questa notte Gesù decide. Nella relazione con il Padre Gesù conferma la sua decisione di continuare a dire la verità di Dio e di sé stesso; decide di amare sino alla fine perché questa è la verità di Dio e della sua missione: quella di rivelare che Dio vuole salvare tutti. E per dare testimonianza di questa verità non si sottrae alla violenza di coloro che vogliono decidere chi si deve salvare e chi deve essere condannato. Decide di rivelare la sua gloria: il Figlio di Dio siede alla destra del Padre. Dio infatti è comunione, non solitudine, è compassione non indifferenza, è gioia che vuole rendere partecipi tutti della sua gioia, non severità che giudica o ira che deve essere placata. Se stai vivendo l’oppressione per la vita di cui intuisci i pericoli e le insidie, cerca nella comunione con il Padre la fortezza per decidere la fedeltà, per portare a compimento la tua vocazione.

I discepoli non sono esonerati delle prove della vita. la fede in Gesù non mette al sicuro dal male oscuro che insidia ogni situazione e ogni persona. In questo abisso degli inferi, i discepoli riconoscono che anche lì è presente il Signore e perciò vegliano in preghiera e con la forza che viene da Dio decidono di perseverare fino alla fine.