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Cinque erano sagge

Memoria di santa Cecilia, Patrona della corale, Bodio Lomnago - 21 novembre 2024

21 Novembre 2024

Ci chiediamo, dunque, come si chiamassero le cinque vergini sagge, in che cosa dimostrassero la loro saggezza.

1. Una vergine saggia si chiamava Viola
Viola era saggia perché era umile, modesta come la viola. Evitava di mettersi in mostra e trovava persino ridicola la vanità. Anche se cantava bene, non ambiva di cantare da solista, ma se lo chiedevano non diceva di no. Viola conosceva tutti i pronomi con cui si coniugano i verbi, cioè non diceva sempre e solo “io”, ma anche “tu”, anche “noi” e così via.
Viola non pensava affatto di essere migliore della altre, ma se dopo le prove le sedie erano in disordine si fermava volentieri, con naturalezza per metterle in ordine. Con Viola tutti stavano volentieri, perché ascoltava senza interrompere e accoglieva volentieri confidenze e richieste, senza la pretesa di dover esibire le sue virtù o celebrare le sue imprese. Era umile e accettava di buon animo anche le correzioni e le critiche: sapeva di avere molto da imparare.
Chiamata alle nozze del Re, pensava di non meritarlo, ma accolse con gratitudine e trepidazione l’invito. Aveva paura di sbagliare e fare figure. Perciò prese con sé anche l’olio di riserva.

2. Un’altra vergine saggia si chiamava Letizia
Letizia era sempre sorridente: anche lei aveva problemi in famiglia e acciacchi dell’età, ma sorrideva e non si lamentava mai. Non amava far ridere, ma era capace di far sorridere. Trovava gioia nel dare gioia agli altri. Perciò le piaceva cantare: era convinta che il canto e la musica fossero il dono di un pizzico di gioia. Letizia s’era fatta una specie di proposito di stare più vicina a chi era più triste, non come chi fa l’opera buona con una specie di elemosina, ma come chi ha gusto a cantare in coro e vorrebbe che tutti potessero cantare. Era bello stare con Letizia e viaggiare con lei, perché era sempre di buon umore e sopportava con serenità anche le contrarietà, i contrattempi, le persone antipatiche.
Amava le feste e avrebbe voluto che non finissero mai.
Perciò quando fu invitata alle nozze del Re ne fu lieta e portò con sé molto olio perché la sua lampada ardesse per sempre.

3. La terza vergine saggia si chiamava, come è ovvio, Sofia.
Sofia era una ragazza giovane, spigliata, colta. Era anche critica e delle cose voleva sapere il perché e il per come. Ma capiva: capiva le persone, capiva i discorsi, capiva le situazioni. Ecco una sua speciale virtù: era attenta. Era attenta e grata a chi le insegnava qualche cosa, perché le piaceva imparare. Era attenta e precisa, non amava il pressappoco. Era attenta e se anche doveva cantare non si distraeva durante la predica. Era attenta e si accorgeva subito se c’era un muso lungo o una tensione tra le componenti del coro, della classe, del gruppo delle catechiste (infatti faceva anche catechismo).
Era attenta, perciò, quando fu invitata alle nozze del Re, preparò ogni cosa con cura, anche l’olio di riserva.

4. La quarta vergine saggia si chiamava Amabile.
Amabile era un po’ sovrappeso, ma non era ossessionata dall’apparenza e non riempiva i discorsi di consigli sulla dieta e sui trucchi per restare giovani e perdere peso. Piuttosto dava peso alle persone provate dalla vita e desiderava quello stare vicino che rasserena. Amabile era comprensiva con chi sbagliava e incoraggiava chi, a furia di sbagliare, si perdeva d’animo e si dichiarava “un disastro”.
Amabile era ricercata da molti: non giudicava, non condannava. Con lei molti si confidavano, perché era discreta, ma sempre benevola. Se qualcuno era sgarbato con lei o le faceva un torto, lei piuttosto incline a scusare che a protestare.
Quando fu chiamata per le nozze del Re, amabile pensò che doveva contribuire alla gioia del Re e quindi si prese una buona scorta d’olio, perché la lampada continuasse ad ardere di notte e di giorno.

5. La quinta vergine saggi si chiamava Rosa.
Rosa era come quelle piante di rose che resistono, resistono sempre. Resistono al freddo. Resistono al caldo. Così Rosa era paziente e resisteva, quando era apprezzata e quando era ignorata, resisteva e continuava con pazienza a cantare, a prestarsi, a essere presente.
Rosa era paziente e resisteva, quando il maestro era simpatico e quando era antipatico, quando c’era il parroco che incoraggiava la corale e quando c’era il parroco che dava l’impressione di provar fastidio della corale. Non che non dicesse la sua, sì resisteva, ma anche pungeva con qualche spina. Ma aveva pazienza e resisteva anche nelle tempeste della vita, anche nei momenti faticosi in cui era difficile farci stare tutto in una giornata di ventiquattro ore. Rosa sopportava, resisteva, continuava dicendo: “forza, possiamo farcela; certo verranno tempi migliori, ma intanto viviamo questo tempo”.
Quando fu invitata tra le vergini che dovevano far corona al gran Re, sentì l’onore di questa chiamata ma anche la responsabilità di resistere, forse anche nelle ore della notte. perciò prese con sé la riserva di olio.

Così le cinque vergini sagge, Viola (l’umiltà), Sofia (l’attenzione), Letizia (la gioia), Amabile (la benevolenza), Rosa (la resistenza), entrarono nella festa del gran re e forse suggeriscono anche a noi come prepararci all’incontro con il Signore.

Forse vi domanderete: e come si chiamavano le vergini stolte?
Ma devo rispondere che ancora non si è capito, forse anche perché sono così numerose quelle che vogliono entrare nel gruppo delle vergini stolte che ancora non è finita la selezione e invece di cinque, pare che ce ne siano cinquecento in gara per fregiarsi del titolo di “vergine stolta”. Così io non sono ancora riuscito a imparare i nomi.
Del resto preferiscono attendere il Signore con le vergini sagge.