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Benedite il Signore per tutte le sue opere: incaricati della benedizione

Giornata mondiale della vita consacrata, Milano, Duomo – 5 febbraio 2024

5 Febbraio 2024

1. In città le prime ore del mattino.

Che succede in città nelle prime ore del mattino, quando comincia la giornata? Succede di tutto. Molti si alzano, in fretta si preparano a uscire per andare al lavoro, svegliano gli altri di casa, preparano la colazione, in fretta in fretta. È già ora di prendere il treno. Molti non si alzano, sono anziani, sono malati, forse aspettano qualcuno che li aiuti per iniziare una giornata penosa. Molti continuano a dormire perché nella giornata non hanno niente da fare. Alcuni alle prime ore del mattino rientrano in casa e vanno a dormire dopo aver lavorato di notte. Alcuni sotto i portici si muovono per raccogliere coperte e cartoni e liberare il portico dove presto arrivano uomini in giacca e cravatta e sembra tutta un’altra umanità.
Che succede in città nelle prime ore del mattino? Succede anche che uomini e donne si radunano e praticano l’esortazione del sapiente: alzate la voce e cantate insieme, benedite il Signore per tutte le sue opere. Magnificate il suo nome e proclamate la sua lode (cfr Sir 39,13-16a). Ecco succede che uomini e donne fin dal mattino invochino per tutta la città la benedizione di Dio: quelli che lo sanno e quelli che non lo sanno siano benedetti da Dio, quelli in giacca e cravatta e quelli vestiti di sporco siano benedetti da Dio; quelli che corrono in fretta al lavoro e a scuola, quelli che non vanno da nessuna parte, siano benedetti da Dio.
In questa città e in ogni parte della diocesi ci sono uomini e donne che si prendono l’incarico ogni mattina di benedire il Signore per tutte le sue opere e invocare ogni benedizione per tutti i figli degli uomini. Non continuate a domandare se siano tanti o pochi, se siano giovani o vecchi, se siano nati in questa terra o vengano da paesi lontani. Io so che ci sono uomini e donne che hanno preso l’incarico di benedire il Signore ogni mattina.
Poi vanno anche loro di corsa al lavoro che li attende e nell’andare sono benedizione di Dio.

 

2. In città nelle ore della sera.

Che cosa succede in città nelle ore della sera, quando finisce la giornata? Molti rientrano tardi: sono stanchi, hanno lavorato, viaggiato, hanno avuto soddisfazione o si sono arrabbiati, sono stati umiliati o si sono annoiati. Alcuni continuano a studiare fino a tarda notte. Alcuni continuano a ubriacarsi di veleni e di cattiveria. Molti restano dove sono stati tutto il giorno in una casa vuota perché sono soli, in un letto da malati. Alcuni si preparano un posto riparato sotto il portico. Molti rientrano in casa e sono contenti di avere una casa e una famiglia. Alcuni rientrano in casa e cominciano a litigare. Nelle carceri della città i carcerati si addormentano nella loro desolazione. La fine della giornata è come un segno del destino: tutto finisce.
In questa città e in ogni parte della diocesi ci sono uomini e donne che vivono la sera e la notte come una invocazione: non ho certo raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione, ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù (cfr Fil 3,-14). Vivono la notte come l’attesa: vieni, Signore Gesù! Eccomi, Signore Gesù! Uomini e donne che riassumono il giorno vissuto nel sospiro di giungere all’incontro desiderato. La vita è invocazione del regno di Dio. Ci sono uomini e donne danno voce all’attesa di coloro che attendono e di coloro che non aspettano niente e nessuno, di coloro che sperano e di coloro che sono disperati, di coloro che domandano e di coloro che non domandano niente. Ma in città e in diocesi ci sono le voci dell’invocazione e della speranza.
Non continuate a domandare se siano tanti o pochi, giovani o vecchi, nati in Italia o venuti da altri paesi. Sappiate che ci sono uomini e donne che sono voci dell’invocazione e della speranza.

 

3. In città, nelle ore del giorno.

Che cosa succede in città nelle ore del giorno? Molti sono presi da un lavoro che impegna tutte le risorse e tutte le energie, hanno grandi responsabilità, curano i malati, insegnano nelle scuole, fanno funzionare i servizi della città, discutono e progettano con gente di ogni parte del mondo, in tutte le lingue e si domandano quanto guadagnano. Alcuni sono costretti a stare fermi, a stare nella loro casa e nella loro solitudine, e si domandano se hanno soldi abbastanza per tirare la fine del mese. Alcuni sono imprigionati nella malattia, nella depressione, nel carcere, e si domandano se hanno abbastanza per vivere. Alcuni organizzano guadagni sporchi e accumulano infelicità per gli altri e per sé e si domandano quanto guadagnano.
In questa città e in ogni parte della diocesi ci sono uomini e donne che hanno scelto di non pensare ai soldi, di accumulare altrove il loro tesoro. Uomini e donne che hanno ricevuto dal Padre la grazia di essere cittadini del Regno. Sono liberi e poveri per riconoscere le opere di Dio, per essere alleati dell’amore di Dio.
Non continuate a domandare se siano tanti o pochi, giovani o vecchi, nati in Italia o venuti da altri paesi. Sappiate che ci sono uomini e donne che non si domandano quanto guadagnano, ma quanto amano.

Così vivono i consacrati e le consacrate: uomini e donne incaricati d’esser voce di tutta la gente che abita questa terra per benedire Dio, per praticare la speranza, per domandarsi quanto grande sia l’amore.