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Attenti a costruire!

Chiusura centenario della Chiesa Parrocchiale, Valgreghentino, Parrocchia San Carlo - 21 settembre 2024

21 Settembre 2024

1. Il Signor Malumore

“Qui si realizza il contrario di quello che scrive Pietro: un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete diventati popolo di Dio (1Pt 2,10). Ecco qui avviene il contrario – dice il sig. Malumore – eravamo un bel paese, unito, ci conoscevamo tutti, il parroco era una autorità e teneva insieme tutti- adesso non ci conosciamo quasi, con questo andare e venire di gente, di preti”.
Il sig. Malumore non voleva neppure che si celebrasse il centenario: “Che cosa c’è da celebrare? Si può celebrare il fallimento? Non vedete che la chiesa si svuota e che le nostre belle tradizioni vanno a finire?”.
Il sig. Malumore è un giudice severo ed è sempre a caccia di colpevoli: “È colpa dei preti, non ci sono più i preti di una volta! È colpa delle famiglie: se io non andavo in chiesa capace che mia mamma non mi dava da mangiare! Adesso non vanno in chiesa i genitori, come possono andarci i figli?” Nell’elenco del sig. Malumore non manca nessuno: i telefonini, la scuola, il supermercato, ecc. ecc.
Ma un giorno arrivò al sig. Malumore una lettera intitolata la terza lettera di Pietro (nella bibbia ci sono solo 1Pt e 2PT). Pietro dal cielo s’è forse stancato del malumore del sig. Malumore e gli ha scritto: “Caro sig. Malumore, tenga presente che l’unità e la vivacità della Chiesa non è un miracolo che s’è fatto d’improvviso che ha trasformato il non-popolo in un popolo cristiano, unito, santo. Piuttosto, come ho scritto, si diventa un popolo unito e santo avvicinandovi a lui, pietra viva, anche voi siete edificati come pietre vive, come edificio spirituale. … voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (cfr. 1Pt 2,4 ss). Perciò, sig. Malumore, invece di lamentarsi si avvicini di più a Gesù, per diventare anche Lei pietra viva!”
Così ci vuole il Signore: persone che riconoscono il proprio compito e lo vivono con gioia e impegno, non persone lamentose e scontente che seminano scoraggiamento e malumore.

 

2. “vedere”. Gli sguardi di una storia.

Vedere: c’è lo sguardo curioso, di chi si affolla sulla strada perché ha sentito dire che passa un personaggio di una certa fama, Gesù di Nazaret. Lo sguardo curioso guarda senza capire, vede tutto senza lasciarsi coinvolgere, sta sul ciglio della vita e della strada, ma non si mette in cammino. È solo curiosità! Lo sguardo curioso è quello della gente che accorre in massa quando c’è un evento: che passi Gesù o che passi un delinquente famoso, che passi l’imperatore o il campione di pugilato. Lo sguardo curioso vede e non ama niente e nessuno e quello che succede lo lascia indifferente, solo che ha una cosa in più da raccontare. Io c’ero, io l’ho visto…
Vedere: c’è lo sguardo malizioso. Lo sguardo malizioso guarda per condannare, guarda per criticare, vuol sapere le cose per dire che è tutto sbagliato. Il frutto dello sguardo malizioso è la mormorazione: “è entrato in casa di un peccatore!”
Vedere: c’è lo sguardo che cerca. Cercava di vedere chi era Gesù. È lo sguardo di Zaccheo, uomo antipatico alla gente della sua città, un agente delle tasse avido e disonesto, ma non è contento di sé, nella sua casa abita la solitudine e la tristezza. Intuisce che forse Gesù ha qualche cosa da dirgli, ha forse una parola per calmare la sua inquietudine e consolare la sua tristezza. Ancora non crede, eppure capisce che è tempo di credere, ancora non ha trovato, eppure capisce che c’è da cercare, perché passa Gesù.
Vedere: Gesù alzò lo sguardo: Gesù vede Zaccheo, capisce la sua tristezza e il suo bisogno di una parola amica e di una parola di speranza. E si invita a casa sua per riempirla di gioia. Scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua.
La chiesa, la comunità cristiana deve imparare lo sguardo di Gesù e visitare le case per portarvi la gioia della salvezza. La Chiesa non esiste in primo luogo per dire: “venite qui, dovete venire tutti!”, ma piuttosto deve guardare con la benevolenza di Gesù e entrare nelle case per guarire la tristezza che rovina il mondo.

 

3. Ciascuno stia attento a come costruisce.

Si mettono all’opera i muratori, il capomastro, il geometra. Non si costruisce una casa lavorando a caso e senza competenza. Nessuno può improvvisarsi muratore o geometra: si devono imparare molte cose pratiche che neppure la scuola per muratori può insegnare, solo l’esperienza, solo l’abilità dei muratori capaci sa quelle attenzioni, quei trucchi per un lavoro ben fatto.
Si mettono all’opera gli educatori. Non costruiscono una casa, ma contribuiscono a costruire le persone, ad aiutare i più giovani a diventare adulti, il tempio di Dio che siete voi.
Sarà meno serio il lavoro dell’educatore dell’oratorio di quello del muratore?
Siamo sempre tutti apprendisti della costruzione delle persone, nessuno di noi ha mai imparato abbastanza. Ma Il Signore si fida di noi, ci dona il suo Spirito e ci accompagna, ma la Chiesa si fida di noi e ci accompagna, ma la comunità e gli adulti della comunità si fidano di noi e ci assistono, ci accompagnano, ci accompagnano

 

Concludendo l’anno del centenario possiamo raccogliere tre parole dalle letture proclamate:

  • non il malumore, ma l’unione con Gesù per essere pietre vive;
  • non lo sguardo malizioso o curioso, ma la commozione per lo sguardo di Gesù che ci conosce, e ci rivolge la parola necessaria per la gioia
  • l’impresa di costruire le persone è una sfida importante, ma siamo gente della speranza. Crediamo in Dio!