- I rovi e il giardino.
Camminare tra i rovi è penoso. Ogni passo senti pungere, ogni movimento è un graffio. I rovi si appigliano a ogni tessuto.
Ci sono momenti in cui sembra che la Chiesa cammini tra i rovi. È circondata da atteggiamenti ostili. Ogni parola punge. Ogni giudizio graffia. Impigliata in mille modi non riesce a procedere.
Nel terreno infestato dai rovi, sono chiamati esperti giardinieri. Arrivano con le loro macchine, praticano le loro tecniche, rimuovono i rovi, dissodano il terreno, piantano fiori e piante. Il terreno diventa un giardino. Si cammina volentieri in un giardino, un senso di benessere accompagna i passi e tutto è predisposto per favorire la vita, il buon umore, la gioia.
Ecco la prima ragione di gratitudine per i consacrati e le consacrate che celebrano i loro giubilei. Sono come i giardinieri che hanno trasformato il terreno invaso dai rovi in un giardino di colori e profumi.
È l’impresa di cui parlano gli Atti degli apostoli: ogni giorno erano perseveranti nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
La vita consacrata si è, infatti, resa presente, là dove c’erano i rovi, cioè povertà, sofferenze, ignoranza. Celebriamo il giubileo per dire: avete lavorato e pregato e amato con perseveranza. Vi siete fatti apprezzare e voler bene. Perciò la Chiesa gode il favore della gente. Grazie!
- La solitudine e la fraternità.
L’apostolo si intende talora come un protagonista solitario. Porta la missione sulle sue spalle. Tocca fare tutto a lui. Talora ne è fiero. Più spesso ne è sopraffatto e se ne lamenta. È indaffarato. Non ha mai tempo. Si sente assediato dalle pretese della gente. La sua agenda e il suo calendario sono un delirio. Arrivano giorni in cui è stremato. Spesso è teso, preoccupato. Non ha tempo per niente.
Ma si affianca all’apostolo indaffarato protagonista della missione un popolo di uomini e donne di buona volontà. Una collaborazione affidabile. Una intesa cordiale. Il riconoscimento di doni da scambiare.
Perciò, scrive l’apostolo: rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. sempre quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il vangelo, dal primo giorno fino al presente.
Il secondo motivo per dire grazie è la cooperazione per il vangelo. La specificità dei carismi non è una motivazione per costruire mondi paralleli, attività che si ignorano, istituzioni chiuse in sé.
Piuttosto c’è una Chiesa con molti carismi, tutti per l’utilità comune. Forse l’essere più poveri e più affaticati ci può convincere a una condivisione più cordiale, più ordinaria, più costruttiva.
- Il volto triste e il cuore ardente
La gente si veste di tristezza. Il malumore e il lamento è il tono dei discorsi dei discepoli in cammino. Hanno sperato e sono stati delusi. La malinconia di una frustrazione irrimediabile è il velo di grigiore che copre i colori della vita. Belle cose, belle parole, belle promesse, ma la realtà è diversa. Noi speravamo …ma i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Ci restano i suoi discorsi, è stato profeta potente in opere e in parole. Ma è finito tutto con un fallimento. Le buone ragioni per essere tristi, delusi, frustrati sono così evidenti che i discepoli si meravigliano che ci sia qualcuno che non è anche lui triste e grigio.
Ma il viandante sconosciuto non si rassegna e rimprovera i discepoli rassegnati. Legge con loro le Scritture e trasforma la loro tristezza in un impensato ardore. Non ci ardeva forse il nostro cuore, mentre egli conversava con noi, quando ci spiegava le Scritture?
C’è un terzo motivo di gratitudine per la testimonianza delle festeggiate e dei festeggiati. Hanno custodito l’ardore, sono vivi di uno sguardo che riconosce Gesù presente. Sono profezia di una speranza che merita di essere coltivata e annunciata. Sono lieti. Sono testimoni del risorto.
Questa Chiesa ha bisogno di persone che trasformino le vie invase dai rovi in giardino, la solitudine dell’apostolo in collaborazione, il volto triste in un cuore ardente.
Perciò siamo grati. Tutti.