Così vivono gli uomini: un velo copre la faccia e non vedono, una confusione abita la mente e non riconoscono la verità, ripetono le parole sentite e non sanno dire del mistero del mondo.
Così vivono gli uomini: sanno dell’ingiusta morte dei giusti e si convincono che la giustizia è sconfitta e non c’è vantaggio a vivere bene, a compiere onestamente il proprio dovere.
Così vivono gli uomini: immaginano l’allegria idiota dei disonesti, quelli che tramano nell’ombra e decidono morti e stragi e sono indotti a pensare che il male vince, che l’organizzazione mafiosa è inestirpabile, che i delinquenti potenti se la cavano sempre.
Così vivono gli uomini: credono di interpretare la vita a partire dai dati della cronaca e perciò hanno il volto triste, dicono parole tristi e vivono una vita triste.
Ma il Signore strapperà il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Così si può riconoscere la verità del mondo.
La verità del mondo è questa: vivono e tengono vivo il mondo gli amici del bene, i custodi della città.
I custodi della città, amici del bene, del bene di tutti, sono animati dalla persuasione che il bene è bene e il male è male e hanno dentro la certezza che si deve fare il bene ed evitare il male, anche quando fare il male o non fare niente sembra più facile, più bello, più conveniente. Loro invece fanno il bene.
I custodi della città vivono e tengono viva la città perché fanno il loro dovere, con serietà, con professionalità, nei giorni in cui è facile e nei giorni in cui è difficile, nei giorni in cui ricevono applausi e riconoscimenti e nei giorni in cui ricevono critiche o sono circondati da indifferenza.
I custodi della città vivono e tengono viva la città perché fanno il loro dovere e alla fine della giornata o della notte di lavoro sentono di poter aver stima di sé stessi, di essere in pace con la propria coscienza, perché hanno fatto quello che dovevano fare, anche se nessuno se ne è accorto. Intanto però la città vive.
I custodi della città sono amici del bene, certo non sono senza difetti e talora sono simpatici, talora sono antipatici, ma vivono e tengono viva la città perché quando si svegliano, ogni giorno, sanno che devono offrire il loro servizio, che c’è gente che se lo aspetta, che la città ha bisogno di loro e perciò si mettono all’opera.
Gli amici del bene sono un popolo innumerevole: sono presenti dappertutto, tanto che si finisce per non notarli e invece di ringraziare per tutto quello che loro fanno funzionare, si diffonde il lamento e il malumore per quello che non funziona. Loro, i custodi della città, non cercano di farsi notare, ma sono all’opera per far funzionare la città, rendere sicuro e desiderabile abitare la città.
Gli amici del bene sono dappertutto: nelle istituzioni, nelle famiglie, nella gente che va e viene, nelle persone che tutti i santi giorni da anni e anni fanno le stesse cose; gli amici del bene sono dappertutto e per il fatto che ci sono loro, la città vive, il mondo continua ad andare incontro al suo futuro.
Gli amici del bene non sono i soli ad abitare la città: ci sono anche i complici del male, ci sono quelli che organizzano la loro vita per fare del male, seminando tristezza, disperazione, miseria. I complici del male talora si sentono invincibili, talora sfidano gli amici del bene e li umiliano: “Per guadagnare una miseria consumi la vita. Guarda noi: con una nostra impresa viviamo da nababbi”. I complici del male sono aggressivi e strafottenti, e non si rendono conto di quanto fanno soffrire. Hanno messo una bomba anche qui vicino e hanno fatto una strage, hanno combinato un disastro. Chi sa che cosa si immaginavano: il velo copriva il loro volto. Hanno dovuto poi imparare che il male fa male, persino a loro, che sono i complici del male. Hanno poi sperimentato la desolazione di una vita buttata via, l’angoscia degli incubi che non lasciano tregua, il terrore dell’avvicinarsi della morte.
I complici del male hanno cambiato metodo, a quanto pare e non mettono bombe e non fanno stragi. Sono silenziosi, si presentano come fossero gente per bene, ma continuano a imporsi con la paura, ad allearsi con il grigio per distruggere le famiglie e le imprese, a rovinare i giovani, a inquinare l’economia, a fare affari con la guerra. Per i complici del male rimane la condanna e la vergogna eterna e sarà tremendo quando sarà tolto il velo che impedisce di vedere e vedranno quanto male dovranno riparare.
In quella notte i complici del male hanno commesso il delitto tremendo. In quella notte trent’anni fa alcuni custodi della città hanno fatto il loro dovere. La loro morte è stata una tragedia per le loro famiglie, uno spavento per tutta la città, una sconfitta per tanti che erano impegnati a respingere il male e a combattere i complici del male, quelli che si alleano per fare del male.
La morte dei vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss è sembrata una vittoria dell’arroganza dei complici del male. È stata però anche un momento in cui è stato tolto il velo che copriva la faccia dei popoli e si è capito con indiscutibile evidenza la presenza degli amici del bene: sono dappertutto, si prendono cura di tutto, vivono e fanno vivere la città.
Per i nostri fratelli defunti Dio ha preparato la sua festa che non ha fine, li ha accolti nel suo abbraccio, ha asciugato ogni lacrima dai loro volti, Li ricordiamo in questa preghiera perché sentano che la nostra riconoscenza non si spegne e per invocare ancora conforto per i loro familiari.
Ma nella nostra celebrazione riceviamo anche la grazia di togliere il velo che ci impedisce di vedere, e di riconoscere e di essere grati al popolo immenso dei custodi della città, gli amici del bene che sono dappertutto, e in particolare tra coloro che sono colleghi dei defunti e continuano nello stesso servizio, tra i vigili del fuoco, nella polizia locale. La grazia del Signore ci dia di non lasciarci oscurare la vista e di interpretare in profondità che cosa consenta alla città di continuare a vivere e al mondo di continuare a sperare. Ecco la vita continua: dappertutto ci sono gli amici del bene