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Per chi cerca una speranza: da cent’anni la chiesa parrocchiale

Centenario dedicazione chiesa parrocchiale, Vergo Zoccorino - 29 settembre 2023

29 Settembre 2023

Il mondo è in frammenti, signore. Non abbiamo solo perso il senso del nostro scopo, ma anche il linguaggio per esprimere tale perdita” (P. AUSTER, Città di vetro, cit in Avvenire, 27 settembre Agorà)

 

1. I giorni dello spavento.

Chiameremo i nostri giorni i giorni dello spavento, i giorni del grande boato che sconvolge il cielo, i giorni del grande calore che dissolve gli elementi, i giorni della distruzione della terra.
Forse ogni generazione ha vissuto i giorni dello spavento.
I giorni dello spavento sono i giorni che opprimono l’animo con una angoscia che paralizza: che cosa dobbiamo fare? dove dobbiamo andare? Che cosa potrà succedere?
I giorni dello spavento sono i giorni che cancellano il futuro, guardando avanti si prova paura e smarrimento, non c’è niente di desiderabile nel futuro.
I giorni dello spavento sono quelli in cui capitano disastri che sconvolgono la terra e il mare, il cielo e i popoli, come sono i terremoti, le bufere, la alluvioni; ma ci sono giorni di spavento meno clamorosi, ma non per questo meno sconvolgenti, quando i genitori vedono i figli camminare per vie sconcertanti, quando i bambini percepisce che i genitori non sono la sicurezza di cui hanno bisogno, quando persone che hanno dato tutto si sentono abbandonate e insignificanti.
Sono i giorni dello spavento.

 

2. Aspettiamo nuovi cieli e terra nuova.

Forse ci sono di quelli che cercano riparo in qualche angolo tranquillo, pensano: “almeno io mi salvo, per tutti gli altri pazienza…!”.
Forse ci sono quelli che diventano scettici e dicono: “ma che spavento! Sono vicende della storia: è sempre stato così, sarà sempre così!”.

Ma che cosa fanno i discepoli di Gesù nei giorni dello spavento?

– Ascoltano Gesù, fanno riferimento alla Chiesa
I discepoli di Gesù non possono semplicemente essere come tutti, essere nel mondo e adeguarsi al sentimento diffuso. I discepoli di Gesù piuttosto ascoltano Gesù. Può capitare che anche loro perdano il punto di riferimento. Ma noi celebriamo i cento anni di questa Chiesa che i nostri padre hanno costruito in questo punto perché sia punto di riferimento per tutto il paese. In questi cento anni molte cose sono cambiate, sono passati molti giorni di spavento e giorni di vita tranquilla. E’ cambiato il mondo, è cambiata la gente, è cambiata la Chiesa. Ma la chiesa parrocchiale è rimasta là, come un messaggio scritto nella pietra e nella storia.

– Credono alla promessa di Dio.
Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una nuova terra (2Pt 3,13). Quello che riconosciamo nella storia non è quello che è prevedibile, quello che le statistiche calcolano, quello che i personaggi della politica prevedono, preannunciano, minacciano. I discepoli di Gesù credono alla promessa di Dio: nessuna catastrofe è senza speranza; anche gli eventi disastrosi non cancellano la promessa di nuovi cieli e nuove terre. Il Regno di Dio continua a venire.
Il popolo della speranza ha una missione profetica in un tempo di disperazione, il popolo della fiducia ha un dovere di seminare fiducia in mezzo agli sfiduciati, il popolo riunito nella santa Chiesa ha la responsabilità di mostrare che è possibile la riconciliazione.

– Fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia (2Pt 3,14).
I discepoli di Gesù raccolgono l’invito a conversione, non solo per una professione di buona volontà, non solo per un puntiglio di autorealizzazione, ma perché sanno che il Signore viene: a lui appartiene il giudizio, a lui dobbiamo rendere conto.
La fiducia nella magnanimità di Dio convince a cammini di conversione:
siamo chiamati ad essere uniti, in pace; siamo chiamati ad essere santi, senza colpa e senza macchia.
L’invito a conversione risuona come fuori moda, quasi offensivo per una generazione che ritiene di non dover rendere conto a nessuno, che si irrita per chi cerca di correggere, che reagisce, anche violentemente a chi interviene per dire: “così non va bene; quello che fai è sbagliato”.
Noi invece cerchiamo la riconciliazione e la pace.
Noi siamo disponibili ai cammini di purificazione e di santità.

La chiesa costruita sulla collina resta là da cent’anni e continua a invitare, ad accogliere, a rivolgere il suo monito: abbiate fiducia! Rinnoviamo la nostra vita, rinnoviamo l’intensità dei nostri rapporti e custodiamo la pace.