- L’insolubile enigma
La malattia, per quanto si faccia per guarirla, per quanto si faccia per alleviare il dolore, per quanto si faccia per rassicurare il paziente, per quanto si dica che è naturale, è sempre vissuta come una esperienza che inquieta, sconcerta, suscita rabbia, genera paura.
La morte, per quanto si possa dire che è naturale, per quanto si possa renderla dolce, resta sempre una tenebra che spaventa.
Le malattie del corpo e della mente, la morte per vecchiaia o tragicamente prematura, provocano sempre come insolubile enigma.
L’umanità è ferita, l’umanità è malata.
Perché? Per colpa di chi? l’insolubile enigma.
- Ci sarà un rimedio?
Sono stati dunque convocati i sapienti, gli esperti, i maghi, gli scienziati, gli indagatori di ogni disciplina: quale rimedio all’insidia del male che angoscia l’umanità.
Si fece avanti il sacerdote: “Figli degli uomini, siete dei disgraziati! Voi bestemmiate! Voi trasgredite la legge di Dio! come potete meravigliarvi se vi capitano queste disgrazie! Dio è arrabbiato con voi! cercate di farvelo di nuovo alleato. Ci vogliono sacrifici di capri e di tori, offrite quanto di meglio avete. Forse Dio si pentirà del male e vi risanerà!”. E infatti gli uomini offrirono sacrifici e ogni cosa perfetta. Ma non si vide progresso. La gente continuava ad ammalarsi e morire.
Si fece avanti il sapiente: “Figli degli uomini, voi siete degli ignoranti! Diventate saggi. Siate superiori al male e al bene. Il male fa parte della vita, come il bene. imparate la sublime imperturbabilità dei saggi!”. E infatti si sforzarono gli uomini e le donne di essere imperturbabili, ma il male restava male e assaliti dal male gli uomini e le donne continuavano a essere infelici e a maledire il male.
Si fece avanti il grande scienziato: “Figli degli uomini, il vostro corpo è come una macchina: capita che si guasti. Ci vuole il tecnico che la ripari. abbiamo trovato molti rimedi, abbiamo medicine e tecniche che risolvono molte malattie. E più ancora ne troveremo. È solo questione di tempo. Sostituiamo i pezzi rovinati con pezzi anche migliori. La macchina si aggiusta!”. E infatti ricorsero tutti al grande scienziato. I rimedi trovati erano però di meno delle malattie e la gente continuava ad ammalarsi, a protestare, e a morire.
- Siamo stati santificati.
Nessuna pratica guarisce l’umanità malata.
Non una pratica, ma la grazia. Non un protocollo, un rito, un sacrificio. Ma il dono: siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
È Dio stesso che desidera rinnovare l’alleanza con l’umanità, desidera rivelarsi non come il Dio arrabbiato che deve essere reso propizio con qualche pratica religiosa. Si rivela invece il Padre che desidera la gioia dei suoi figli.
Il desiderio di Dio di salvare si compie nell’offerta di Gesù. Non si tratta quindi di un rimedio fatto di cose, di operazioni, di prestazioni. È il dono che Gesù fa di sé che diventa la via che l’umanità può percorrere per ritornare al Padre.
La guarigione dalla malattia può essere un sollievo di un momento, con la certezza che presto verrà un’altra malattia e sarà invincibile e confermerà ancora una volta che la morte è invincibile.
Ma la guarigione dalla malattia può essere invece un segno della salvezza, della grazia che vince la morte.
- Eccomi.
Il dono di Gesù riempie di grazia la tribolata vicenda umana e abita la storia come una storia di libertà.
L’annunciazione a Maria è la festa che celebriamo perché nella sua singolarità è però una rivelazione di come si compie la salvezza secondo il desiderio di Dio.
L’annunciazione rivela la via che Dio ha scelto per porre rimedio al male che insidia l’umanità. È la via di Gesù. L’amore che si dona, è la scelta di mettersi a disposizione perché l’amore di Gesù raggiunga tutti i figli di Dio.
È la grazia di amare come Gesù per vivere come Lui, per morire come Lui per risorgere con lui.
Non mette al riparo dalle malattie, ma rende possibile viverle amando; non rende facile la vita, ma rende possibile attraversare le difficoltà amando. Non impedisce alla morte di aggredire la vita, ma rende possibile vivere anche la morte amando.
La salvezza non è l’intervento portentoso che trasfigura la terra in un paradiso, ma è la vocazione a trasfigurare la vita in una dedizione d’amore.