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Le domande, la chiamata. Infine: l’amore

Benedizione Cappella Ospedale “Sant’Erasmo”, Legnano - 16 maggio 2023

16 Maggio 2023

  1. Quando il male è dentro.

Quando ti sorprende lo sconcerto, quando l’imprevisto ti attraversa la strada, quando l’ospite indesiderato entra nella vita allora tutto è avvolto in un grigiore che cancella la bellezza della vita e la sorgente della gioia.

Quando la diagnosi ti definisce come un malato e si avvia il percorso della guarigione, promettente e insieme incerto, quando tutti ti rassicurano ma tu non ti senti proprio tranquillo, quando la previsione è incoraggiante, ma la felice conclusione ritarda e sembra non arrivare mai, allora cresce dentro l’impazienza, lo scoraggiamento, la rabbia.

Quando il male è dentro di te, quando il male vuole sequestrare le persone che ami e si accumulano incertezze e minacce, irrompono le domande allora forse ti viene spontaneo entrare in cappella e litigare con Dio e gli domandi: ma che cosa ho fatto di male? Ma perché proprio a me? ma non ti curi di me? non ti interessa niente di me? ma dove sei?

Ecco la cappella dell’ospedale conosce le visite delle domande, delle proteste, della rabbia, dei sospiri, quando il male è dentro di te, è dentro le persone che ti sono care.

 

  1. Quando il cammino è incerto.

Quando sei medico, infermiere, responsabile e il cammino si fa incerto e sei consapevole che da quello che fai dipendono la salute, il benessere e persino la vita dei pazienti e la competenza, la scienza, l’abitudine non bastano a rassicurarti, allora vive dentro l’inquietudine e il cammino si fa incerto e le domande non durano soltanto nell’orario di lavoro.

Quando tutto l’impegno non basta, quando la tecnologia non sembra produrre risultati, quando l’esperienza ti fa intravedere l’impotenza della cura e l’arroganza del male e l’avvicinarsi spietato della fine, allora forse ti viene spontaneo entrare in cappella e interrogare Dio: che cosa devo fare? Quante volte ancora devo tentare? Faccio bene a rassicurare? Faccio bene a parlare francamente senza tanti giri di parole? Come devo parlare? A chi devo dire?

Ecco la cappella dell’ospedale conosce le visite delle inquietudini e dell’impotenza.

 

  1. Il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio.

Ma se ti metti in ascolto, se non sei così preso dalla tua paura o dalla tua inquietudine da cercare realmente l’incontro e non solo lo sfogo, allora puoi ascoltare la parola che viene da Dio, la parola difficile, la parola che suona inopportuna. A te che fai le tue domande e dai sfogo alla tua rabbia e confidi la tua paura il Signore parla non come ti aspetti, per una consolazione palliativa, con una rassicurazione generica. Forse pone a te le stesse domande: “Tu mi ami? Mi vuoi bene?

Sei venuto per provocare e dire: “Ma tu, Signore, mi vuoi bene? ti interessi di me che sono nell’angoscia, nell’incertezza”, e il Signore ti rivolge una parola che sembra un rimprovero: Tu mi ami?

Ma la domanda inopportuna, la voce che sembra stonata è in realtà l’invito a trovare la verità del Signore e la verità della vita: il Signore ti chiede di riconoscere la sua presenza, di accogliere il suo amore. Forse sei entrato in cappella per pretendere la guarigione, la risposta all’inquietudine e trovi il Signore che ti propone un’amicizia, una presenza che ti accompagna, una promessa di salvezza.

L’amore che Gesù chiede a Pietro non è la pretesa di un servizio, dell’obbedienza a un mandato.

Chiede, piuttosto, che un legame d’amore convinca Pietro a stare con lui, a vivere come lui, anche quando la paura suggerisce di scappare, di rinnegare, a vivere con lui, anche quando c’è in pericolo la vita.

Ecco la cappella dell’ospedale custodisce l’invito all’amore che non risponde alle preghiere, alle domande, alle inquietudini come ingenuamente ci attendiamo, ma piuttosto offre la vicinanza che ti cambia la vita, che illumina il cammino, che offre speranza di vita eterna, il vangelo di Dio.