- Il grande castello era meraviglioso.
La sua facciata è imponente e insieme preziosa. Si riconosce da lontano la sua nobiltà e la potenza di chi vi abita. Le torri che ricordano i tempi antichi, quando era soprattutto una fortezza per difendersi dagli assalti degli invasori. E il portale adorno dello stemma del gran signore.
E poi lo scalone d’onore e le sale impreziosite da stucchi e da mobili d’epoca e le sale per i ricevimenti, solenni, luminose, con affreschi e antiche memorie. E le sale per il lavoro, con le attrezzature più efficienti e i grandi tavoli per le riunioni importanti.
Tutta la vita ufficiale e pubblica del gran signore e dei suoi collaboratori è splendida, curata in ogni particolare, piena di luce e di efficienza.
Poi c’è la grande ala delle abitazioni. Il gran signore e la sua famiglia, il maggiordomo e la sua famiglia, i signori ospiti e nobili, i collaboratori e i dipendenti e le loro famiglie. Deposte le divise e le insegne, nella grande ala delle abitazioni abitano le famiglie, le loro storie, le loro feste, le loro malattie, i loro litigi, i loro amori. Alcune delle abitazioni sono belle, ordinate, liete. Alcune abitazioni sono disordinate, sporche, trascurate. Le antiche mura non lasciano trapelare molto, però da qualcuna delle dimore sembra di sentire suoni di festa, liete risate, segni di pace. Dietro qualche porta sembra di sentire parole arrabbiate, liti furiose, pianti e lamenti. Non si può capire molto, ma, del resto, ciascuno a casa sua, come si dice.
Ma là in fondo al castello c’è la stanza riservata, quella in cui non entra nessuno, se non l’addetto.
Nella sala riservata ci sono gli impianti, le macchine che fanno funzionare tutta la vita del grande castello.
Dalla sala riservata arriva in ogni parte del grande castello la luce. e quella volta che ci fu un guasto fu un disastro. Il solenne ricevimento del gran signore divenne una confusione totale, nella grande ala delle abitazioni ci fu chi inciampò e si ruppe il femore, chi non si mosse dal letto per paura di cadere, chi si mise a piangere e chi si mise a ridere e a fare gli scherzi.
Tutto perché ci fu un guasto nella sala riservata.
- Nella vita, la luce.
Uomini e donne in divisa sono come il grande castello.
Con la divisa si fanno riconoscere. Danno un messaggio alla gente. Tutti sanno che c’è una forza, una nobiltà, una organizzazione perché la città sia sicura, perché sia ordinata, perché le minacce si possano respingere.
Poi c’è la grande ala dell’abitare, cioè gli affetti, la vita di famiglia, con le sue vicende liete e le apprensioni, le speranza e le promesse, le soddisfazioni e le frustrazioni.
Ma la luce per tutto il castello viene dalla sala riservata, il senso e il valore di tutta la vita viene dalla coscienza.
“Chi allontana l’orecchio per non ascoltare la legge, persino la sua preghiera è spregevole. … chi nasconde le proprie colpe non avrà successo, chi le confessa e le abbandona troverà misericordia (cfr Prv 28,7ss).
Se dalla coscienza non viene la luce, anche grandi feste e le decisioni importanti diventano una confusione. Se dalla coscienza non viene la luce, anche gli affetti diventano confusi, la vita diventa pericolosa.
Dalla coscienza venga la luce!
Il precetto pasquale è l’occasione per cercare la sala riservata, quell’angolo della vita dove nessuno può entrare, ma dove la luce che viene da Dio può illuminare tutta la vita, gli affetti, il lavoro e il servizio alla città.