Il nostro uomo esteriore si va disfacendo. Il decadimento della vecchiaia ha per ciascuno prove diverse e motivi di particolare tristezza.
Per un uomo che ha amato lo studio e ne ha fatto per anni la sua passione e la sua missione, il confondersi della vista rappresenta una dura prova. La perdita della vista impedisce di leggere. Eppure Paolo testimonia che in questa situazione penosa si apre uno spiraglio su una visione di incontenibile consolazione e di invincibile esultanza: il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata di gloria.
Che cosa succede pertanto dei libri amati che non si possono più leggere? Ecco: i libri si rivelano per quello che sono, persone vive che hanno scritto per condividere pensieri, domande, esperienze e così gli occhi che non possono vedere riconoscono le presenze amiche con cui la confidenza diventa più intima e la comprensione del pensiero diventa più luminosa. Nel farsi buio della vista che si spegne si fanno vicino i grandi amici e prima di tutti Agostino e i padri della Chiesa e conversano della precarietà del mondo e della vita beata. I santi, i maestri escono dai libri per affascinare con la quantità smisurata di gloria l’amico il Prof. Ratzinger interlocutore all’altezza dei più acuti pensatori e paziente, modesto cercatore della parola semplice per dire della verità luminosa oltre ogni luce visibile.
Che cosa succede del pianoforte che le mani non possono più suonare? Ecco: la musica prodotta dalle agili mani dei musicisti, riprodotta con perfezione dalla tecnologia contemporanea accompagna con una inedita e inimmaginabile armonia. I grandi musicisti tedeschi si incantano ad ascoltare la musica dei mondi e il concerto degli angeli, anche quando l’udito si indebolisce e si confonde.
Forse non c’è immagine più suggestiva di quella che dipinge la gloria di Dio come un coro di angeli che allieta la comunione dei santi e Benedetto XVI, mentre l’uomo esteriore si andava disfacendo ha sperimentato l’intima gioia dei cori angelici.
Che cosa succede del servizio alla Chiesa, alla Chiesa tedesca, alla Chiesa romana, alla Chiesa cattolica, quando si interrompono le responsabilità, quando giungono soltanto le notizie e le chiacchiere, le critiche e le nostalgie? Ecco: la fede non fissa lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne. E l’umile servo che si è estenuato nella dedizione alla vigna del Signore si consegna all’intercessione e nella preghiera contempla l’invisibile, la Chiesa dei piccoli che amano e pregano e si rallegrano del dono di essere figli di Dio. E continua la preghiera perché si compia la volontà del Padre.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato – dice Gesù – che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Che cosa succede del mondo, delle folle innumerevoli che popolano la terra, della missione senza confini di tempo e di spazio che inquieta la Chiesa quando i movimenti sono lenti e non si può andare da nessuna parte, dopo aver tanto viaggiato e parlato le lingue dei popoli e studiato i pensieri di uomini e donne di ogni cultura? Ecco: nei pochi incontri possibili, nei brevi dialoghi concessi, nella conversazione condotta quasi sottovoce Benedetto XVI percorre la vita lenta e lieta dell’amicizia. L’umanità si libera dal grigiore dell’anonimato e si rivela non la folla innumerevole, ma la bellezza di ogni persona, con la sua storia e la sua pena e agli occhi della fede appare il Padre che si china su ciascuno: il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto e ciascuno è chiamato come figlio amato a partecipare alla festa preparata dal Signore degli eserciti per tutti i popoli. Siedono a mensa gli amici e rivelano la vocazione dell’umanità alla fraternità universale.
Siamo raccolti in preghiera per il suffragio e la riconoscenza verso Benedetto XVI e chiediamo la grazia che il suo magistero, la tua testimonianza continui a ispirare il cammino della Chiesa, che sia unita libera e lieta sotto la guida di Papa Francesco. La nostra preghiera stabilisce in questa celebrazione una particolare intimità spirituale con Benedetto XVI e vorrebbe essere un modo per lasciarsi condurre dal suo invecchiare e morire a contemplare con lui le cose invisibili allo sguardo superficiale per lasciarsi illuminare da qualche riflesso della quantità smisurata ed eterna della gloria e così vivere la tradizione come la compagnia dei santi amici, sperimentare il miracolo che trasforma i rumori della terra nell’armonia dei cieli, amare la Chiesa, il popolo dei piccoli ai quali il Padre ha rivelato la sua paternità, accogliere il mondo come una vocazione all’amicizia e alla fraternità.