- La visita pastorale
La visita pastorale è l’occasione per il vescovo per dirvi: “Voi mi siete cari. Voi mi state a cuore. Io sento responsabilità per il vostro cammino di fede, per la vostra vita di comunità”.
Normalmente il vescovo esprime questo affetto e questa sollecitudine attraverso coloro ai quali dà il mandato di essere presenza costante in questa comunità. Ma la visita pastorale è l’occasione per dirlo di persona: “Voi mi siete cari!”.
La visita pastorale è l’occasione per richiamare l’appartenenza alla Chiesa diocesana e alla Chiesa Cattolica. Nessuna parrocchia vive per sé e basta a sé e può chiudersi in sé stessa. Siamo chiamati a vivere la riconoscenza, la fierezza, la responsabilità di essere parte della Chiesa diocesana di Milano e di essere nella Chiesa Cattolica guidata da Papa Francesco. La recezione delle indicazioni diocesane, la partecipazione alle iniziative e convocazioni diocesane, la costruzione di rapporti di collaborazione ordinari con le parrocchie più vicine e con il decanato sono attenzioni che rendono viva la comunità e la aprono a scambi di doni e a prospettive promettenti.
La visita pastorale è l’occasione per lasciarsi interrogare e illuminare dalla Parola di Dio proclamata in questa celebrazione. Quali indicazioni ci offre questa Parola per la vita della comunità cristiana presente in questa parrocchia e in questo territorio.
- Io non vi abbandono, dice il Signore.
Il buon pastore dà la vita per le pecore …Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me … per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita …
La persuasione desolante di essere abbandonati, di non contare nulla per nessuno, di doversela cavare da soli è si conferma nella solitudine che distoglie lo sguardo da Gesù e si chiude su di sé, in considerazioni deprimenti.
L’annuncio del Vangelo semina speranza e consente di coltivare la relazione che salva. Gesù non ci abbandona, la nostra vita è salvata dal dono della sua vita.
Perciò il primo passo della fede e della vita cristiana è la riconoscenza per il dono della vita ricevuta.
- Ascolteranno la mia voce.
Il dono della vita di Gesù non è un evento chiuso in un tempo e in un luogo della storia, ma è la proposta di una relazione personale che diventa invito alla sequela, all’amicizia, a fare della propria vita un dono.
L’obbedienza a questa parola amica rende la Chiesa “un solo gregge, un solo pastore”.
Nella giornata di preghiera per le vocazioni il messaggio di Papa Francesco incoraggia tutti a riflettere, pregare e orientare la propria vita alla convocazione alla quale tutti siamo attesi per condividere i nostri doni.
- Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? (Rm 10,14)
Lo sguardo di Dio che commuove e rivela la verità buona della vita di ciascuno, la parola di Gesù che invita all’amicizia e alla sequela rende responsabili della condivisione della missione di Gesù, perché altre pecore che non provengono da questo ovile siano condotte alla vita, alla comunione nella fraternità universale.
Il malumore che segna la comunità di Gerusalemme induce i dodici a un discernimento che individua la priorità della parola e della preghiera. Dal riconoscimento che i dodici non sono all’altezza delle aspettative della comunità nasce la chiamata alla corresponsabilità nel servizio.
La Chiesa di allora e la Chiesa di oggi sono ispirate a compiere scelte e percorsi adeguati alle esigenze della missione.
Perciò tre parola ispirano il cammino:
- la riconoscenza per lo sguardo di Dio che si è posato su di noi
- la risposta alla parola di Gesù che chiama all’amicizia
- la missione perché tutti possano invocare il nome del Signore per essere salvati