- Il malumore, il risentimento, la rabbia.
I Giudei che ascoltano la parola di Gesù si arrabbiano, non nascondono il loro malumore, sono risentiti per il discorso di Gesù.
Che cosa dice di Gesù di così provocatorio e scandaloso?
In sostanza dice: voi credete di essere vivi e invece state andando verso la morte, voi pretendete di starvene come spettatori e ascoltatori che devono valutare l’offerta di un venditore di idee, di vantaggi, di utili o inutili cianfrusaglie per la casa e invece dovete decidere se stare con me, cioè vivere o fare senza di me, cioè morire?
Poveri fratelli miei, così orgogliosi, presuntuosi, e così fragili, precari!
Sentirsi dire che loro, i Giudei, così fieri della loro storia, della tradizione dei padri, sono in realtà dei poveri mortali li fa molto arrabbiare. E liquideranno Gesù come un profeta fastidioso, come un venditore molesto: Si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.
Il malumore, il risentimento, la rabbia non sono sentimenti che hanno provato solo i Giudei del tempo di Gesù. Sono invece piuttosto diffusi e insidiano anche la comunità cristiana.
- Celebrare la festa di 50 anni vita parrocchiale
Per guarire il malumore noi celebriamo la festa di cinquant’anni di grazia, cinquant’anni di vita di una comunità che – secondo la parola del Parroco, don Giovanni – “ha favorito l’incontro tra persone delle più svariate provenienze e quindi il progressivo formarsi di un senso di appartenenza e comunità e ha espresso una particolare prossimità verso persone messe alla prova dalla malattia, specie la malattia mentale”.
Celebriamo la festa di cinquant’anni di vita: è festa della riconoscenza. È bello ricordare il bene che abbiamo ricevuto, il bene che abbiamo compiuto, le persone che hanno dato forma e storia alla comunità.
- La riconoscenza: da dove viene questa vita?
La riconoscenza è una via di sapienza perché introduce a riconoscere il principio della vita che questa comunità ha vissuto e invita a una sapienza più vera e meno smemorata dei Giudei.
Avevano mangiato il pane moltiplicato da Gesù per la compassione verso coloro che l’avevano seguito nel deserto. Ma non avevano capito il significato del gesto di Gesù. La missione di Gesù non era di distribuire dei viveri per un giorno di sopravvivenza. Gesù vuole rendere partecipi coloro che l’ascoltano della sua vita, la vita di Dio: come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così colui che mangia me vivrà per me.
La vita della comunità non dipende dalle coincidenze, non dipende dalle proprie risorse, non dipende al prete o dalle persone particolarmente dedicate. Viene piuttosto da Gesù.
- Una comunità in cammino verso il suo futuro.
La comunità che compie 50 anni guarda verso il suo futuro. Forse in qualcuno il trasferimento del parroco è inteso come la minaccia che ciò che è stato costruito crolli: “situazioni che hanno fatto nascere la domanda se si stia celebrando una festa o un funerale”. Come per dire: la vita della comunità dipende dal prete: se manca il prete non c’è più vita”.
La celebrazione dell’Eucaristia può invece essere l’invito a riconoscere che la vita della comunità dipende da Gesù e Gesù accompagna sempre i suoi discepoli perché vivano per lui.
Come è “vivere per” Gesù?
In primo luogo è vivere della vita divina: vivere nella Trinità. Il pane della vita, che è Gesù, ci rende partecipi della vita di Dio. Perciò rendiamo grazie per la vita eterna, cioè una vita che non guarda alla morte come al nulla che annienta tutto, ma come al tragico passaggio che introduce però nella luce e nella gloria di Dio. Come vivono coloro che dimorano in Dio? vivono come Gesù. Praticano lo stile di Gesù. Si dispongono a condividere la sorte di Gesù, il suo morire e il suo risorgere. Vivono come fratelli.
Perciò sono un cuore solo e un’anima sola: poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti un solo corpo. Vivere della vita ricevuta da Gesù ci rende Chiesa, cioè una comunità unita nel suo nome. Chiesa vuol dire “parrocchia”, ma non solo parrocchia; Chiesa vuole dire “radunarsi”, ma non solo radunarsi; Chiesa vuole dire “iniziative e calendari”, ma non solo.
Chiesa infatti significa convocazione per l’adorazione del Padre in Spirito e verità e missione per rendere tutti partecipi della speranza, radunarsi, ma per essere inviati, iniziative e calendari, ma anche responsabilità personali, vocazioni da portare a compimento.
“Questa è una festa o un funerale?” si domanda don Giovanni. Forse si può dire che è una vocazione ad assumere la responsabilità di essere missione, la spiritualità dell’essere grati, l’umiltà di lasciarsi condurre dallo Spirito di Dio.