1. Dio dietro la tenda.
Santo dei Santi: un Dio che si nasconde, un Dio inaccessibile, un Dio dietro una e due tende, un Dio che solo il sommo sacerdote, una volta all’anno può avvicinare.
Un Dio adirato che abbandona i figli ribelli alla strada della perdizione sulla quale si sono incamminati, trascurando colui che li ha creati, liberati, salvati, come scrive Isaia: Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balia della nostra iniquità (Is 64,6).
Viene da pensare che Dio continui a essere adirato con la città degli uomini e con la storia presente. La gente ha dimenticato come si possa invocare il nome del Signore; si sente in balia della cattiveria: le nostre iniquità di hanno portato via come il vento.
Dio dietro la tenda, perché non ti riveli? Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 63,19b).
2. Cristo entrò una volta per sempre nel santuario … ottenendo così una redenzione eterna.
Sembra che anche Gesù sia il volto di Dio che si nasconde: la folla vide che il Signore Gesù non era più là … salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono (cfr Gv 6,23s).
Ma la ricerca di Gesù che agita le folle è una ricerca che riceve il rimprovero di Gesù: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati (Gv 2,26).
Gesù contesta la ricerca delle folle: non sanno vedere dei segni. Gesù rivela il significato dei segni.
Dio non si nasconde, Dio non è dietro la tenda, Dio si rivela. Gesù arriva fino al centro della rivelazione: Io sono il pane della vita (Gv 6,35).
La tenda che nascondeva Dio si è squarciata, Gesù l’unico sommo sacerdote è entrato nel santuario e ha aperto la via della conoscenza di Dio a tutti coloro che cercano il suo volto.
3. La parrocchia, un segno.
Celebrando la benedizione dell’altare della chiesa parrocchiale richiamiamo l’attenzione del paese a un segno che deve parlare. La presenza del mistero che salva non è nascosto da una prima e una seconda tenda, in una lontananza accessibile solo al sommo sacerdote, solo una volta all’anno. È qui sull’altare, alla vista di tutti che si rende presente Gesù risorto, principio di vita eterna, pane di vita eterna. La parrocchia entro la comunità pastorale da secoli compie un bene immenso per molti, in campo educativo, formativo, assistenziale, sociale.
Ma il dono più grande è quello di essere un segno che la comunità può offrire alle persone che sperimentano la prossimità intelligente, l’intraprendenza ammirevole della comunità, la presenza riconosciuta e affidabile per tutti coloro che abitano in questo territorio. Tanto bene compiuto, ma come un segno!
La comunità cristiana, in tutte le sue espressioni, questo deve essere: un segno.
La chiesa parrocchiale è un segno nel cuore del paese: può diventare un segno opaco, un monumento dal quale non viene nessun messaggio, una presenza scontata per servizi religiosi, per forme di carità, per soccorrere ad alcuni bisogni
Noi non possiamo essere soddisfatti se la gente ci stima e ci cerca per quello che possiamo fare, per quello che possiamo dare. Abbiamo una parola più necessaria, abbiamo un messaggio più urgente. Le nostre opere buone non finiscono quando si offre un sollievo di un momento, un aiuto provvisorio.
La comunità è un segno, indica chi è il pane della vita, che dà la vita al mondo; accompagna chi cerca speranza là dove c’è il fondamento della speranza, nell’incontro con Gesù risorto; racconta delle buone ragioni per vivere, per vivere bene, per vivere facendo del bene, cioè il comandamento di Gesù.