1. Fino al colmo
Quando la malvagità degli uomini era arrivata fino al colmo e la terra non poteva più sopportare il peso del male compiuto, quando la stupidità degli uomini era giunta fino all’assurdo di chiamare male il bene e bene il male, quando la presunzione degli uomini era giunta fino all’arroganza di ignorare ogni parola di sapienza e di censurare ogni voce che uscisse dal coro delle banalità uniformi, quando le lacrime dei poveri, il gemito dei buoni, il dolore degli innocenti erano giunti fino a uno strazio intollerabile, il Dio Altissimo, compassionevole e giusto, radunò l’assemblea del cielo per chiedere consiglio, per cercare un rimedio, per preparare una soluzione.
2. Forse la minaccia dei castighi?
Si fece avanti lo spirito di profezia e avanzò la sua proposta.
“Signore Dio Altissimo, abbi ancora pazienza: sono così infantili gli uomini e le donne che abitano la terra! Si ritengono importanti e capaci di fare qualsiasi cosa e in realtà sono così fragili, così confusi, così sciocchi. Manda ancora profeti con parole di fuoco, minaccia castighi, rimprovera con asprezza, spaventa con visioni di catastrofi. Forse ascolteranno e si convertiranno e cominceranno a fare il bene invece che il male”.
Ma il Dio Altissimo restò perplesso: “Sono secoli che ti affido il compito della profezia. Ma gli uomini non hanno ascoltato, anzi hanno perseguitato i profeti, li hanno costretti a tacere, li hanno persino messi a morte”.
3. Forse la violenza rovinosa delle catastrofi?
Si fece avanti lo spirito di potenza e avanzò la sua proposta.
“Signore Dio altissimo, basta con la pazienza! La misura è colma, questa umanità è incorreggibile, questo popolo è testardo nel male. Manda la catastrofe, scenda un fuoco divoratore, si aprano gli abissi per inghiottire ogni cosa, manda il diluvio che annienti l’umanità, come ai tempi di Noè e cancella dalla terra questa genia di ribelli. Poi fari nascere una nuova umanità che viva secondo giustizia e timor di Dio”.
Ma il Dio altissimo non approvò: “Ho stretto alleanza con la terra e i figli degli uomini. Ho promesso una volta per sempre che il diluvio non avrebbe più distrutto la terra e i figli degli uomini. Non manderò l’angelo sterminatore e non consentirò che la catastrofe ponga fine alla storia.
4. Forse la riduzione in schiavitù?
Si fece avanti lo spirito di astuzia e avanzò la sua proposta.
“Signore Dio altissimo, il male insopportabile che rovina la terra e il tempo e la vita viene dalla libertà che tu hai dato ai tuoi figli. La libertà è un principio troppo inquietante e gli stessi figli degli uomini non sanno come portarne il peso. Togli loro la libertà: come le stelle in cielo seguono disciplinate il loro destino, senza farsi del male, come le formiche sulla terra lavorano infaticabili senza cattiverie e senza disordine, così i figli degli uomini, liberati dalla libertà, saranno ordinati, docili esecutori di ordini indiscutibili, incapaci di fare danni, programmati per un lavoro ordinato e produttivo”.
Ma il Dio altissimo respinse con sdegno la proposta dello spirito di astuzia: “Per questo il mondo è stato creato, per questo ho piantato in giardino in Eden, per questo mi prendo cura con infinita tenerezza dei figli e delle figlie degli uomini, perché li amo e li ho resi liberi di amare”.
5. La via del Figlio unigenito
Si fece avanti il Figlio, l’unigenito, sapienza e delizia del Padre e avanzò la sua proposta:
“Padre, c’è una sola vita per la vita del mondo e la salvezza degli uomini, c’è una sola speranza: che da qualche parte, che in qualche momento, cominci una storia nuova.
Ecco l’opera che si deve compiere: che una gioia inedita germogli sulla terra e che attiri uomini e donne con legami d’amore.
Ecco l’opera che si deve compiere: che una parola sincera riveli agli uomini l’altezza della loro vocazione con cui tu hai chiamato ogni tuo figlio, ogni tua figlia a essere santi e immacolati di fronte a te nella carità, predestinandoli a essere tuoi figli, partecipi della tua vita.
Ecco l’opera che si deve compiere: che la vita in cui siamo felici diventi una storia praticabile, diventi una vocazione offerta alla libertà, si manifesti come la grazia di una vita umana offerta a ogni vita umana”.
Il Dio Altissimo si commosse ascoltando la proposta del suo Figlio unigenito e disse: “Figlio mio, certo questa è la via, ma è pericolosa, troppo pericolosa. Un germoglio di bene rischia di essere schiacciato in una storia di male; una gioia inedita resterà forse incomprensibile e persino derisa e disprezzata nel grigiore del malumore, del risentimento; la rivelazione dell’altezza della vocazione sarà forse rifiutata con arroganza dalla ottusa presunzione di uomini che preferiscono pensarsi mortali piuttosto che chiamati alla vita eterna. È troppo pericoloso e potrebbe essere troppo straziante.
Chi mai potrebbe andare per compiere una tale impresa?”
E il Figlio unigenito offrì la sua risposta: Eccomi, manda me!
Si commosse profondamente il Dio altissimo: “sai che cosa ti aspetta, figlio mio. Ma va’! non c’è altra via, non s’è altra speranza”.
E allora l’angelo Gabriele fu mandato da Dio perché in Maria si accendesse la gioia inedita: rallegrati!
Perché in Maria si rivelasse l’altezza della vocazione dell’umanità: piena di grazia!
Perché in Maria si confermasse l’alleanza eterna: il Signore è con te!
È cominciata allora una storia nuova. Noi continuiamo a scriverla accogliendo la gioia, rispondendo alla nostra vocazione, confidando nel Dio fedele. Il giubileo del santuario è celebrazione della via della salvezza, è gratitudine per i doni ricevuti, è vocazione a perseverare sulla via del Figlio Unigenito insieme con Maria e con tutti i santi.