- La visita pastorale
La visita pastorale è l’occasione per il vescovo per incontrare ogni comunità e dire: “voi mi state a cuore, io sento responsabilità per voi”. Ma ora si compie nella semplicità di un incontro fraterno: voi mi siete cari. Normalmente la sollecitudine per le diverse comunità è espressa attraverso i preti, i diaconi, gli operatori che ricevono dal vescovo il mandato. Ma oggi sono venuto di persona per dirvi: voi mi state a cuore!
La visita pastorale è anche il momento per dire a ogni comunità parrocchiale e locale: “Voi fate parte della Diocesi. La Chiesa non è realizzata nella singola parrocchia, ma nella comunità diocesana, nella sua articolazione decanale. Ogni comunità o gruppo di fedeli o è chiamata a interpretare un territorio caratterizzato da flussi continui, occasioni e sfide di difficile interpretazione. La parrocchia San Fedele ha una sua caratteristica molto particolare per la sua storia, la sua collocazione in città, il rilievo delle iniziative dei padri Gesuiti per destinatari non residenti e per interlocutori non censibili nel modo abituale. La missione della parrocchia è una risorsa per tutta la Diocesi e il contesto della Diocesi è il contesto propizio per tutte le attività della parrocchia e del Centro San Fedele.
La visita pastorale è l’occasione per ascoltare la Parola di Dio e interpretarla come messaggio per noi, oggi.
- Gli otri vecchi.
Gli otri vecchi sono una metafora per dichiarare l’inadeguatezza del passato a contenere il presente, l’inadeguatezza del giudaismo a contenere la novità cristiana.
Più in generale si deve dire che l’umanità si è fatta piccola, chiusa su se stessa, sospettosa nei confronti di Dio e perciò inadeguata a contenere il vino nuovo del Regno di Dio.
Come può la vecchiaia correre per giungere a vedere che il sepolcro è vuoto e che un’epoca nuova inizia? E la nostra gente è vecchia.
Come può la gente impaurita appassionarsi alla missione di andare oltre, di accogliere ancora il regno che viene, il futuro che bussa? E la gente è impaurita.
Come può la gente incline alla tristezza, alla rassegnazione, alla disperazione accogliere la gioia della promessa, rallegrarsi per la speranza, alzarsi in piedi per accogliere il Signore che viene a visitare il suo popolo.
- Il vino nuovo.
Per restare nella metafora viene da domandarsi: allora questo mondo vecchio e triste deve essere buttato via, si deve cominciare da capo?
La rivelazione di Gesù è affidata alla Chiesa, al popolo dei discepoli di Gesù: c’è un vino nuovo che rinnova anche gli otri. C’è un popolo nuovo che rinnova la terra perché porta la novità del Vangelo, sempre nuovo a ogni generazione.
Quale è la novità di cui sono testimoni i discepoli di Gesù? Che cosa rivela il segno che è la Chiesa a questo nostro tempo?
La novità è la speranza: c’è fame e sete non di pane né di acqua, ma di ascoltare la parola del Signore, di una promessa affidabile. E i discepoli “spezzano il pane della parola” e alimentano la speranza.
La novità è che la vita è una vocazione alla vita eterna, alla vita di Dio: nessuno è insignificante, nessuno è destinato a morire, nessuno è al mondo per niente. Ciascuno è chiamato per nome.
La novità è la fraternità che rivela la vocazione dell’umanità. Fratelli tutti!