- La presunzione, il peccato irrimediabile.
Gesù è contestato dai Farisei con una aggressività progressivamente pericolosa, con condanna senza appello: la potenza che opera in Gesù è la potenza del principe dei demoni! I Farisei sono la classe colta, gli esperti della legge, i custodi della tradizione, in un certo senso gli intellettuali del tempo.
Gesù si presenta come un rabbi, quindi un intellettuale, in un certo senso quindi un fariseo, ma un fariseo che contesta i farisei.
Il peccato irrimediabile degli intellettuali del tempo di Gesù è la presunzione, l’orgoglio che afferma le proprie interpretazioni come indiscutibili, l’orgoglio che giudica, l’orgoglio che condanna e non ammette che il condannato si difenda, l’orgoglio di chi si crede ineccepibile e sprezzante nei confronti di chi non conosce la legge, di chi non pratica l’osservanza rigorosa dei precetti.
I farisei che contestano Gesù sono gli intellettuali che reagiscono all’evidenza dei segni che Gesù pone perché Gesù contesta la loro interpretazione della legge e della tradizione. Piuttosto che ammettere il proprio errore sono disposti a eliminare chi li accusa di sbagliare. Il peccato contro lo Spirito Santo è mentire sapendo di mentire, respingere la verità nonostante il suo venire all’evidenza perché contesta il loro potere e l’ideologia su cui si fonda il loro potere.
- La scienza, un pensiero troppo piccolo.
L’angelo di Dio contesta l’uomo con la fune in mano. È un tecnico che vuole prendere le misure. È lo scienziato di Gerusalemme che vuole definire i confini della città, vuole progettare le mura per contenere la vita, per accogliere la gente, per organizzare la società. L’uomo con la corda in mano è lo scienziato di Gerusalemme e ritiene che esista quello che si può misurare, quello che si può calcolare.
Ma l’angelo di Dio rimprovera lo scienziato di Gerusalemme: la tua corda è troppo corta, la tua scienza è troppo piccola.
La vita è più grande, non è solo calcolo, è mistero avvolto nel mistero di Dio: io stesso le farò da muro di fuoco all’intorno.
Le tue misure non misurano abbastanza, la gente è di più di quello che si può contare, Gerusalemme sarà priva di mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà contenere.
La tua descrizione è troppo superficiale: nel cuore della vita, nel cuore della gente, nel cuore della storia abita un mistero più grande, che il microscopio non sa riconoscere, che il telescopio non sa scoprire, che la tua corda non sa misurare: abita la gloria di Dio. Io stesso sarò una gloria in mezzo ad essa (Zc 2,9).
- La politica, uno sguardo troppo confuso.
Nella storia abita un popolo troppo smarrito, una politica troppo confusa, una gestione del potere troppo divisiva, una politica troppo conflittuale che segue caparbiamente il proprio cuore malvagio, secondo il rimprovero del profeta Geremia.
La politica confusa dei re di Israele, la politica sbagliata dei re di Giuda hanno condotto il popolo di Dio alla divisione, alla dispersione, ad essere vittime dei poteri forti del momento.
Ma il profeta contesta la politica confusa, la politica dei compromessi, delle scelte miopi, delle reazioni emotive e si fa voce della promessa di Dio. Il popolo di Dio è chiamato a camminare su una strada più unitaria degli interessi di parte, è chiamato a orientarsi verso aspettative meno meschine. La promessa è la fraternità di tutti i popoli in Gerusalemme, “Trono del Signore”, è la città santa, la Sposa dell’Agnello, e il cammino diventa più fiducioso perché vi darò pastori secondo il mio cuore che vi guideranno con scienza e intelligenza.
- L’anno accademico, l’augurio per l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
È evidente che i rimproveri che la Parola del Signore rivolge non si riferiscono agli intellettuali di oggi, ma ai capi dei Farisei dei tempi di Gesù, ai tecnici immaginati dal profeta Zaccaria, ai politici dei tempi di Geremia.
Tuttavia ne possiamo trarre parole di augurio anche per il nostro tempo e il mondo accademico dell’Università Cattolica, che apre l’anno accademico potendo invocare l’intercessione della Beata Armida Barelli.
E l’augurio riguarda gli intellettuali perché abbiano il dono dell’umiltà, dell’atteggiamento del discepolo che si lascia istruire, evitando la tentazione della presunzione che non sa più imparare, che pretende di giudicare, che difende la propria posizione come una ideologia indiscutibile. Che tutti si lascino istruire da Dio, dall’incontro con gli altri accademici, dalle provocazioni degli studenti.
E l’augurio riguarda gli scienziati, perché abbiano il dono della persuasione della relatività di ogni scienza, per stupirsi sempre della vita, per riconoscere sempre l’insondabile mistero di ogni persona, per aprirsi alla contemplazione della gloria di Dio.
E l’augurio riguarda tutti gli uomini e le donne in cammino nella storia: che accolgano la promessa di Dio per vivere nella grande speranza.