Evangelizzare, portare la Buona Novella a quanti, e sono ancora molti, non la conoscono: questo lo scopo della manifestazione artistico-musicale Segni di bellezza, che dopo le serate dedicate all’Epifania, alla Quaresima, alla Settimana Santa e alla Vita di Santità, conclude il suo ciclo con l’appuntamento dedicato a Maria, madre di Cristo e madre nostra.
Come di consueto, la serata inizierà con una breve esposizione su due affreschi mariani presenti in Basilica, cui farà seguito il concerto con musiche di Johann Sebastian Bach.
A introdurci nella comprensione delle due opere che raffigurano Maria, sarà Mons. Marco Navoni, Dottore della Biblioteca Ambrosiana.
La frase iniziale del Magnificat, “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”, sarà il trait d’union tra le due figure materne e cercherà di mettere in evidenza come il mistero dell’incarnazione del Verbo e della divina maternità di Maria siano state tradotte in immagini, attraverso due modalità diverse e ben rappresentate.
La prima, che si trova sulla quarta colonna a sinistra del tempio, è il frammento di un affresco attribuito al “Maestro di Angera”, datato 1280 circa. Di modello bizantino, accentua in modo particolare l’aspetto della natura divina di Gesù, che è rappresentato ammantato, benedicente e con il rotolo della Parola di Dio in mano. Maria, dal canto suo, è rappresentata in tutta la sua regalità.
Il secondo affresco, “La Madonna del latte”, è stato strappato dall’abside e si trova ora nella Cappella di San Paolo, in prossimità della cappella Portinari. Esso risale al 1450 circa. Risente della spiritualità occidentale del basso medioevo, che riscopre l’umanità di Cristo e rielabora una iconografia mariana molto più realistica e affettiva: Maria, infatti, allatta il bambino che è rappresentato nudo.
A seguire il concerto con musiche di J. S. Bach: saranno eseguite la Suite in re maggiore BWV 1068 e il Magnificat BWV 243. Il maestro e direttore artistico della manifestazione, Michele Brescia, dirigerà l’orchestra sinfonica Carlo Coccia, che già si è distinta per l’importante e diversificato repertorio di cui si avvale, eseguito in più occasioni. Da segnalare anche la presenza dei soprani Bora Kwak e Maria Pia Molinari, il contralto Romina Tomasoni, il tenore Enrico Iviglia e il basso Federico Sacchi.
La Suite n. 3 celebra il suono sfavillante delle trombe barocche, così denso e caldo da sembrare dorato. Un suono esaltato dal rombo dei timpani che fa di questa Ouverture una musica potente e celestiale, come colei a cui è dedicata. A questa segue l’Aria sulla quarta corda, dominata dal canto del violino, appena sostenuto dal morbido pulsare di archi più gravi. E’ fatta per essere ascoltata e per sognare a occhi aperti.
Il Magnificat è una cantata sacra, composta per orchestra, coro e solisti. Il testo è tratto dal cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo secondo Luca, con il quale Maria risponde al saluto di sua cugina Elisabetta, nel momento del loro incontro, con parole di gioia e giubilo verso Dio. In esso si esaltano la bontà dell’Onnipotente, la disponibilità di chi accetta di condividere il suo disegno e il compimento della salvezza promessa in Gesù. E’ una delle principali opere di Bach in lingua latina.
“Abbiamo cercato di utilizzare la via della bellezza, artistica e musicale, per annunciare Cristo”, spiega don Giorgio Riva, parroco della basilica di Sant’Eustorgio, che ha ospitato la rassegna. “Anche Papa Francesco in Evangelii Gaudium al n. 167, ci suggerisce che credere in Lui non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore”, conclude don Giorgio, che ha provato con Segni di Bellezza a individuare autentiche espressioni di magnificenza che, se riconosciute, possono aiutare a incontrarsi con il Signore Gesù.