La Comunità di Sant’Egidio, insieme alla Comunità pastorale Lambrate e Ortica e al Servizio Pastorale per i Rom e Sinti della Diocesi di Milano, promuove una preghiera in memoria dei fratelli Rom e Sinti morti negli ultimi anni a Milano domenica 31 ottobre alle 15.30 presso la chiesa del Santissimo Nome di Maria (via Pitteri 54, Milano – Quartiere Rubattino).
Un ricordo speciale sarà dedicato a don Mario Riboldi, morto lo scorso giugno a 92 anni, che da anni partecipava a questo momento di preghiera e che da sempre aveva dedicato la sua vita all’annuncio evangelico con i Rom e Sinti, vivendo con loro e per loro. Era un uomo buono di Dio e uno dei più cari amici dei rom e sinti in Italia, Europa e in mezzo mondo, nelle cui lingue aveva tradotto preghiere, Salmi e parti della Bibbia.
Tra le tante storie che si ascolteranno alla preghiera, alcune colpiscono in maniera particolare. Saban, morta mentre cercava vestiti in un cassonetto; oppure Costel, ucciso dal fuoco nel tentativo di scaldarsi. Ancora la piccola Elena, affogata nella roggia dietro Chiaravalle, ed Emil, bruciato nel giorno del suo tredicesimo compleanno nel rogo della baracchina. Mariana, Liliana, Sunita e Cristian, portati via dalle malattie proprio mentre i loro figli, finalmente in casa e non più nei campi, iniziavano le scuole superiori.
Durante la preghiera, i bambini depositeranno dei lumini all’altare mentre si ascolteranno i ricordi dei defunti, si leggerà un brano del Vangelo e il Padre Nostro sarà recitato in italiano e in lingua romanes.
Tante delle morti di questi anni sono ingiuste e conseguenza della povertà. Spesso sono storie di bambini. Come Florentina, fulminata a 5 anni per la scarica elettrica ricevuta da un palo della luce. O Maria, neonata morta di freddo a Legnano. Eppure da alcune di queste tragedie sono nati grandi legami di affetto. I parenti dei piccoli Sabina, Nelson, Arman e Monica, rom slavi morti nel rogo della roulotte nel 1995, saranno presenti alla preghiera: in quell’occasione iniziò una storia di amicizia con la Comunità di Sant’Egidio che è cresciuta in questi 26 anni.
Don Riboldi, «il prete degli zingari», prete dal 1953, dopo i primi incarichi nelle parrocchie di Vittuone e Casirate, nel 1957 si trasferì a Gnignano, tra le province di Milano e Pavia, dove la sua parrocchia era di fronte a un campo nomadi. Si chiese: «Chi porta il Vangelo a queste persone?». Così decise di dedicare interamente la sua vita ai nomadi. Una dedizione riconosciuta nel 1971 dall’incarico diocesano per la Pastorale dei nomadi, conservato fino al 2018.