La premessa è che parliamo di una storia. Ovvero, di un fiume che senza soluzione di continuità lega a doppio filo un documento firmato il 14 aprile 1618 alla vita di tanti di noi. Non è presunzione, in senso buono. O una rilettura storica tirata per i capelli. Parliamo di quattrocento anni di storia di una comunità cristiana, “impastata” con quella del quartiere, della città, della Chiesa e del nostro Paese. Allora c’era solo un piccolo gruppo di cascine. Pratocentenaro non era altro che un piccolo borgo rurale (pare addirittura tra antiche vigne di epoca romana) tra il “paesone” di Niguarda e Milano, a un tiro di schioppo dalle mura spagnole e dall’allora Porta Comasina. In mezzo, il Seveso, da scavalcare con un ponte verso Milano (vedi mappa a destra). La chiesa più vicina stava a Niguarda, ma gli abitanti di Pratocentenaro, non più di duecento persone allora, avevano fatto presente alla Curia di Milano, guidata dal cardinale Federigo Borromeo, che quando il Seveso esondava, non potevano andare a messa. E poi lo stesso Borromeo, il 20 dicembre 1568, sosteneva che la chiesa era “incapace” soprattutto d’estate. Di fatto, venne istituita la parrocchia di San Dionigi. La chiesa, all’inizio una piccola cappella e poi rimaneggiata negli anni, sorgeva in via del Riposo, l’attuale via Koerner, traversa di via Pianell, tra le cascine. Coi primi del Novecento, con l’aumento esponenziale della popolazione per lo sviluppo industriale della zona (Manifattura Tabacchi, Pirelli, Breda…) la vecchia chiesa non bastava più. Negli anni trenta prendeva avvio lo sviluppo edilizio soprattutto a opera delle Cooperative operaie. La donazione di una nobildonna, Clementina Sacchi, in onore del defunto marito Guido, permise, nel 1938, la posa della prima pietra dell’attuale chiesa di mattoni rossi di viale Suzzani, inaugurata nel 1940. Le bombe del 1943 decretarono l’abbandono, e il successivo abbattimento, della vecchia chiesa, sventrata da un ordigno caduto poco lontano. Quella storia è continuata nel dopoguerra. L’oratorio, l’asilo, la scuola, i gruppi caritatevoli, la polisportiva… e tanto altro: la vita della parrocchia di San Dionigi ha accompagnato ogni istante e ogni cambiamento del quartiere nel corso degli anni. Tutto in una dimensione che conserva – ancora oggi – i tratti di un carattere “paesano, familiare e popolare” di cui chiunque vi abiti può riconoscerne il calore e la sanità. Beni preziosi al giorno d’oggi. E certo fattori speranza verso il futuro. “L’amore di Cristo ci spinge”, è il motto, mutuato da San Paolo, scelto dalla parrocchia per festeggiare i suoi 400 anni. In cantiere ci sono eventi, manifestazioni, pubblicazioni.
Ad aprire la festa il cardinale Angelo Scola, già Arcivescovo di Milano, con una messa solenne il 14 aprile (programma).
Durante il mese di maggio, nel corso della la festa patronale, sarà la volta del suo successore alla guida della Diocesi ambrosiana, monsignor Mario Delpini. Chiuderà le celebrazioni una “missione popolare” nel mese di ottobre, un “momento forte” della vita di una parrocchia con la possibilità di nuovi incontri e di dialoghi con tutti. “Guardare, riscoprire e raccontare queste radici ci riempie di una gratitudine e una gioia tali da non poterle tacere e da desiderare di poterle condividere con tutti”, le parole del parroco, don Maurizio Bertolotti: «Per questo desideriamo invitare tutti a partecipare e a costruire questa festa».
(Articolo apparso su «Zona 9», periodico del Municipio 9 di Milano)