Martedì 23 maggio, alle 21, presso l’oratorio di San Michele Arcangelo in Precotto, convegno e inaugurazione della mostra fotografica “Per la libertà: i cattolici nella Resistenza lombarda”, organizzata dal Comitato di Quartiere Precotto.
Al convegno, presso la Sala San Domenico Savio, intervengono Giovanni Bianchi (Pres. Ass. Naz. Partigiani Cattolici), Carla Bianchi Iacono (ricercatrice) e Anna Goel (attrice Proiezione dell’intervista a Tina Anselmi La bicicletta di Gabriella)
La mostra, allestita presso il Salone/bar dell’oratorio, rimarrà aperta dal 23 maggio al 4 giugno (dal 24 maggio apertura tutti i giorni dalle 16)
Saranno esposti ottanta documenti e fotografie inedite, raccolti grazie alla collaborazione di privati, dell’archivio storico della famiglia Falck, della Congregazione delle Suore della Carità di Milano e di Ambrosianeum.
Tra le immagini in esposizione, sarà possibile ammirare fotografie relative a Giuseppe Lazzati che, dopo l’8 settembre ’43 insieme a 600.000 militari italiani non aderì alla Repubblica di Salò e venne imprigionato in vari lager tedeschi (una foto di gruppo in val Badia, dal lager di Stablack), di Carlo Bianchi che a Milano era dirigente FUCI che, per aiutare la popolazione milanese colpita dai bombardamenti fondò “La Carità dell’Arcivescovo” e in clandestina con Teresio Olivelli collaborò alla stampa e diffusione di il Ribelle. Bianchi, catturato venne incarcerato al campo di Fossoli dove morì, fucilato, il 12 luglio ’44. Di Bianchi vengono esposte fotografie di una lettera inedita precedente il suo arresto e l’ultimo biglietto scritto il giorno prima della fucilazione. Funerali del 26 maggio 1945.
Tra gli altri protagonisti della mostra, Antonio Manzi (tenente degli alpini che, dopo l’8 settembre ’43 cercò di raggiungere il Sud, poi rientrò al Nord cercando di unirsi alle bande partigiane nella Valle Brembana. Catturato vicino a Bergamo viene incarcerato a Fossoli e fucilato il 12 luglio ’44) e Giuseppe Bollini, giovane partigiano di Azione Cattolica di Legnano che a 23 anni viene fucilato per rappresaglia. «Non compì – dice lo storico Giorgio Vecchio – eclatanti azioni in combattimento: non fece proclami solenni di fede politica; non rivestì cariche di rilievo. Era un ragazzo semplice, come decine di migliaia di altri del suo tempo. Ma, posto di fronte al plotone di esecuzione, trovò la forza di morire con il massimo di dignità umana e di fede cristiana».
In allegato, nel box a sinistra, lo schema della mostra.
Per informazioni:
Ferdinando Scala Tel. 3470406774 – Silvio Mengotto Tel. 3332486857