Sabato 11 novembre un gruppo di Rom e di Sinti cattolici si radunerà per una mattinata di preghiera nella chiesa di San Sigismondo a Milano (adiacente alla Basilica di Sant’Ambrogio). Alle 9 avrà inizio l’Adorazione e alle 11 sarà celebrata la Santa Messa, «per ringraziare Dio che sta accompagnando gli Zingari nel loro cammino di vita cristiana» sottolinea monsignor Mario Riboldi, incaricato diocesano per la Pastorale dei nomadi.
Il 2017 per i nomadi di fede cattolica è stato un anno particolare, durante il quale è stata beatificata la gitana Emilia (25 marzo), insieme ai martiri di Almerìa (Spagna) e si è festeggiato il ventesimo anniversario della beatificazione del loro martire spagnolo Zeffirino.
Impressionante poi il sacrificio compiuto da settemila zingari armeni nel 1915, martirizzati a causa della loro fede in Cristo e già canonizzati dalla Chiesa Ortodossa Apostolica dell’Armenia.
«Sostenuti da un così grande numero di testimoni – afferma don Mario Riboldi – rinnoviamo la nostra speranza e invitiamo chi lo desidera a pregare insieme perchè questa particolare missione si estenda e il volto “zingaro” di Cristo brilli sempre più nella Chiesa.
Emilia Fernàndez Rodrìguez nasce il 13 aprile 1914 ad Almerìa: il giorno stesso viene battezzata. Fin da piccola impara a costruire ceste di vimini, che la sua famiglia vende per vivere. Compiuti i 24 anni, Emilia si sposa con il gitano Juan. Intanto cresce la persecuzione religiosa in Spagna e i due sposi vengono arrestati, lei con la complicazione di essere incinta. Emilia viene rinchiusa insieme a quaranta donne cattoliche che arriveranno presto a trecento. Una testimone ricorda: «Alla sera ci radunavamo a gruppi e cantavamo, ballavamo, pregavamo e piangevamo. Quante lacrime! Eravamo abituate a recitare il Rosario tutte le sere. Emilia non sapeva niente, chiese di imparare». Una giovane (non gitana) si impegna con gioia a insegnarle il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria. Il 13 gennaio 1939 nasce Angela, la figlia di Emilia. La madre sopravvive, nonostante le grandi emorragie, coricata sopra un materasso, sul pavimento, senza nessuna attenzione medica. Il 25 gennaio 1939 Emilia termina il suo «calvario»: muore abbandonata e sola, ma senza rinnegare la fede.