Com’è noto, l’Anno giubilare si concluderà domenica 20 novembre, secondo il Calendario romano solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo (per il rito ambrosiano II domenica di Avvento). Il Santo Padre ha messo in luce il frutto e gli atteggiamenti focali della celebrazione: gratitudine, fiducia e testimonianza.
«In quel giorno – ha sottolineato papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia – chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia. Affideremo la vita della Chiesa, l’umanità intera e il cosmo immenso alla Signoria di Cristo, perché effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro. Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo
della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi» (Misericordiae vultus, 5).
Il Giubileo ormai al termine ha visto impegnati in prima linea, quali luoghi di speciale esperienza della misericordia, i santuari: qui «tanti pellegrini, […] spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione» (Misericordiae vultus, 3).
Per l’occasione, domenica 20 novembre, alle ore 17.30, nel Santuario di S. Maria del Monte in Varese (via dell’Assunzione, 21 – Sacro Monte) avrà luogo una meditazione organistica promossa dal Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra (PIAMS), in collaborazione con la Rettoria del Santuario. Alla tastiera del pregevole organo Mascioni opus 1050, il M° Davide Paleari, docente di Organo e di Lettura della musica presso l’Istituto, commenterà musicalmente le tematiche della giornata evocandone il filo conduttore e i temi ispiratori.
Il percorso musicale proposto al pubblico si apre con la celebre Suite Gothique op. 25, del geniale e fecondo compositore Léon Boëllmann (1862-1897), realizzata due anni prima della scomparsa. Ai tempi dell’autore, gothique aveva il
significato di «barbarico», «bizzarro», «capriccioso», ma anche «desueto». Il contrastato evolversi dei quattro movimenti di questa ispirata «meditazione nella cattedrale» in stile post-romantico è bene illustrato dalle parole di Agostino: «In te e da te non c’è nessuna misericordia verso gli altri, se non è Dio che te la dona; e lo stesso Dio dimenticherà la misericordia? Scorre il fiume; si prosciugherà la sorgente? […] È più facile che egli trattenga l’ira che non la misericordia. […]
Appena il salmista si rende conto di questo, va oltre se stesso e in Dio trova la sua gioia. […] Guardate come va oltre. Osservate se si ferma in qualche posto
finché non sia giunto a Dio» (Commento ai Salmi, 76, 11).
Segue il raffinato Andante tratto dalla IV (BWV 528) delle Trio sonate di Johann Sebastian Bach (1685-1750), atipiche composizioni realizzate, sulla base di materiale in gran parte preesistente, per il figlio Wilhelm Friedemann, ispirandosi
alla forma del concerto italiano di Vivaldi. La cantabilità di questo movimento, ove il basso sorregge due sinuose linee melodiche che si sviluppano in canone con ampie progressioni, sembra dar voce all’invocazione del salmista
«Volgiti a me e abbi misericordia, perché sono solo ed infelice» (Sal 25, 16), che Agostino interpreta come supplica del «popolo cristiano convertito a Dio», «l’unico popolo, che conserva l’umiltà della tua unica Chiesa» (Agostino, Commento
ai Salmi, 24, 1.16).
La preghiera di Davide «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato» (Sal 51, 3) rappresenta, in un certo senso, il punto di avvio della Sonata n. 1 in fa minore, op.65/1 di Felix Mendelssohn
Bartholdy (1809-1847). Importante contributo alla letteratura organistica del periodo romantico, le Sonate – dotate di uno spiccato e austero carattere religioso –
furono composte tra il 1844 e il 1845, attingendo tra l’altro a motivi popolari e a corali della tradizione luterana. Nel nostro caso, infatti, il primo movimento, dopo una serie di maestosi accordi e un’articolata parte imitativa in crome, presenta
un dialogo fra sezioni imitative-fugate e parti del corale Was mein Gott will, das g’scheh allzeit, opera del margravio Albrecht II di Brandeburgo-Ansbach: «Ciò che il mio Dio vuole, sempre si compie, | la sua volontà è per il meglio, | egli è pronto ad aiutare | coloro che credono fermamente in lui. | Soccorre nel bisogno, questo Dio giusto, | e punisce con moderazione. | Chi confida in Dio e conta su di lui | non sarà mai abbandonato». Il carattere dialogico contraddistingue anche i movimenti successivi, culminando nel movimento finale (Allegro assai vivace) che chiude la sonata in modo brillante e virtuosistico.