La Fondazione Culturale Ambrosianeum e Fondazione Matarelli organizzano per giovedì 21 febbraio il secondo incontro del ciclo “Scienza e credenze nella medicina contemporanea” (a cura di Marco Garzonio e Giorgio Lambertenghi Deliliers) sul tema “La rivoluzione digitale in sanità”. Introduce e coordina Ruggiero Corcella, Vicecaposervizio della Redazione Salute del Corriere della Sera.
Intervengono Marco Gui, ricercatore in sociologia dei media, dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università degli studi Milano-Bicocca su «La forza del dialogo nell’era digitale». Giuseppe Riva, professore ordinario di psicologia dell’Università Cattolica di Milano sul “ruolo delle tecnologie simulative in sanità: dalla realtà aumentata alla realtà virtuale” e Chiara Sgarbossa, direttore Osservatorio Innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano sulle “Opportunità della sanità digitale per cittadini e pazienti”.
La tecnologia e la rivoluzione digitale hanno aperto straordinarie possibilità in campo diagnostico e terapeutico, ma hanno al tempo stesso modificato il livello di umanizzazione del rapporto medico-paziente. Questo accade in particolare nelle sofferenze psichiche, dove, accanto ai farmaci, il sostegno di tipo psicoterapeutico e psico-educazionale sono importanti per la stabilizzazione dell’umore nel disturbo bipolare, o per il controllo di manifestazioni maniacali attribuite in passato a ipotetiche possessioni demoniache.
Si tratta quindi di allargare lo sguardo al contesto familiare e sociale in cui vive il soggetto sofferente, analizzandolo in profondità come persona, e non solo come malato. Occorre cioè cercare, come insegnava Ildegarda di Bingen, di parlare sia al corpo sia all’anima.
La vera sfida culturale, però, riguarda la comunicazione della scienza, che non deve restare prerogativa di un’élite di specialisti, ma deve essere trasmessa correttamente a un pubblico più ampio. Si pensi al dibattito sulla sperimentazione animale in ambito farmacologico e biomedico, che ha il solo obiettivo di trovare soluzioni a malattie oggi incurabili. È sempre attuale l’affermazione che Platone attribuisce al suo maestro Socrate: «Una vita senza ricerca non merita di essere vissuta». Ma la lettura dei risultati della ricerca richiede anche la capacità di dire “no” al riduzionismo scientista che pretende di spiegare tutto. Quando la spiegazione scientifica fallisce, l’evento miracoloso risorge e interessa. A quel punto l’interpretazione di una guarigione inspiegabile diventa una questione di ermeneutica teologica, i cui esiti devono essere comunicati in modo corretto, ampio e argomentato, anche per evitare il rischio di contaminazioni tra fede e magia.
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