Fondazione Crocevia promuove, nell’ambito del progetto “Presepe Presente”, alcune iniziative in preparazione al Santo Natale.
A Milano, martedì 11 dicembre, dopo la Santa Messa in preparazione al Natale delle 12.30, inaugurerà la mostra “Nativitas. Dall’Annuncio al Presepe” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nella cappella del Sacro Cuore e nel chiostro del Bramante saranno esposte (fino al 9 febbraio) opere di Daniela Alfarano, Marcello Aversa e Ugo Riva.
Infine, sabato 15 dicembre, presso la Sacrestia del Bramante, in Santa Maria delle Grazie, a Milano, verrà inaugurata “Ulisse Sartini. La virtù della bellezza”. L’artista rende omaggio, con oltre trenta dipinti e altrettanti disegni, a Leonardo in occasione dei cinquecento anni dalla morte. La mostra resterà aperta fino al 13 gennaio 2019.
Nativitas. Dall’Annuncio al Presepe
La tradizione del presepe incontra l’arte. Per il quarto anno consecutivo i chiostri del Bramante e la cappella del Sacro Cuore ospitano opere firmate da grandi artisti e dedicate alla Natività. Marcello Aversa, scultore di Sorrento e originale erede della tradizione napoletana, propone tre terrecotte che raffigurano il Natale. La sua arte si declina nel segno dell’infinitamente piccolo, quasi un’eco dello straordinario miracolo del Dio che si fa bambino. Nel modellare la terra, Aversa ci sorprende e ci affascina grazie alla miriade di personaggi e di situazioni che ci parlano del più grande dei misteri.
La maternità è un tema centrale nell’arte di Ugo Riva. Le sue sculture ci offrono tutta la bellezza e tenerezza del rapporto tra la madre e il figlio. I suoi bronzi e le sue terrecotte hanno il respiro della vita, della vita donata. Le sue opere sono piccole, grandi icone contro la tentazione di pensarsi creatori di se stessi. “Noi dimentichiamo – scrive Giuseppe Ungaretti – che nell’opera d’arte riuscita ciò che ci colpisce è l’alone di mistero, è la vita che essa emana, è il fiato divino che l’uomo le ha trasfuso”. La poetica di Ugo Riva, la sua creatività, il suo sperimentare sono da sempre alla ricerca del senso dell’essere. La sua arte, in fondo, è un semplice rendere grazie.
Daniela Alfarano si affida alla grafite su tavola per narrare il mistero dell’Incarnazione: una piuma d’angelo, le mani giunte in preghiera. Crea il suo disegno di luce a partire dal buio, il fondo nero della tavola di pioppo si illumina di un particolare e attraverso il particolare dice il tutto. E poi ecco l’esplosione del colore nella foto di un bimbo che tiene tra le mani una piuma, per ricordarci il Figlio di Dio che torna a nascere per dare speranza e luce a ciascuno di noi. Scrive l’artista: “Solo una piccola piuma lo accarezza. Lo riscalda. Lo accudisce. Quella piuma è Maria. Quella piuma è l’angelo custode”.
La mostra, promossa da Fondazione Crocevia, è a cura di Giovanni Gazzaneo.
Ulisse Sartini. La virtù della bellezza. Omaggio a Leonardo
Ulisse Sartini rende omaggio a Leonardo da Vinci, in occasione dei cinquecento anni dalla morte, con oltre trenta dipinti e altrettanti disegni. Le opere, tutte inedite, saranno presentate a Milano, Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie, nella mostra “Ulisse Sartini. La virtù della bellezza. Omaggio a Leonardo”, a cura di Giovanni Gazzaneo, dal 16 dicembre 2018 al 13 gennaio 2019.
L’esposizione offre un ciclo di dipinti, realizzati nel 2018, ispirati ai capolavori leonardeschi: Monna Lisa, la Madonna dei fusi, l’Annunciata, la Belle Ferronière… Scrive Giovanni Gazzaneo, curatore della mostra: «Le opere rinascono non come copie impossibili dell’originale, ma come ritratti dal vero e opere sacre, che nelle atmosfere, nei tagli di luce, nei gesti delle mani, nei particolari dei panneggi del maestro del Rinascimento trovano una sorgente viva e inesauribile per un nuovo percorso creativo».
L’evento si colloca a poca distanza dal Cenacolo e prosegue il dialogo iniziato nel 2016 con la mostra della grande tela di Sartini, dedicata al Mistero eucaristico, ora collocata nel Duomo di Piacenza, e ispirata proprio all’Ultima Cena di Leonardo.
I dipinti del grande maestro del Rinascimento sono gemme rare. Nella sua multiforme attività creativa, nel corso di oltre cinquant’anni, le opere di sicura attribuzione giunte fino a noi sono una ventina. «Alcuni dipinti ricordati dalle fonti – dice il professor Antonio Paolucci – sono andati perduti (la pala della Cappella di San Bernardo in Palazzo Vecchio, la Medusa delle collezioni medicee), altri sono rimasti incompiuti (l’Adorazione dei Magi degli Uffizi, il San Girolamo della Pinacoteca Vaticana), altri ancora (la pittura murale con la Battaglia di Anghiari) si sono rovinati in corso d’opera per difetti tecnici di esecuzione. In realtà, per Leonardo da Vinci la pittura più che un fine era un mezzo. Era uno strumento di conoscenza, di ricerca scientifica, di sperimentazione professionale di avanguardia. Era quindi una attività eminentemente intellettuale, tesa a comprendere, attraverso l’imitazione e l’interpretazione della natura, la gran macchina del mondo». Ma grazie alla pittura Leonardo ci ha donato alcune opere che sono tra le grandi icone della storia
dell’arte, entrate a far parte dell’immaginario universale dell’umanità: dal volto della Gioconda al dramma dell’Ultima Cena.
Ulisse Sartini, nel rendere omaggio al genio di Vinci, non teme di confrontarsi con la bellezza che Leonardo ha saputo generare, perché tutta la sua vita è stata un confronto con la grande arte del passato e in questo dialogo ha saputo offrirci codici iconografici e linguaggi per i nostri giorni. «Penso che la mia modernità – afferma Sartini – sia proprio quella di aver osato tornare alla grande lezione del Rinascimento e dell’arte veneta, di quei maestri che ho sempre sentito vicini, come Moroni, Tiziano, Tintoretto. Rendere omaggio a Leonardo rientra in quello che è il mio orizzonte creativo». Questo è il cuore stesso del pensiero dell’artista e del suo essere pittore: respicio praeterita, aspicio presentia, prospicio futura, «osservo il passato, guardo il presente, scorgo il futuro». Nella citazione di Adamus Scotus – nel nesso inscindibile dello scorrere del tempo (che poi è la sostanza stessa della vita degli uomini) – si svela la coscienza dell’impossibilità di un’arte senza storia, dell’assurdità di una creazione che per essere tale esige di far terra bruciata di tutto ciò che era prima. E così ecco rinascere Monna Lisa in un volto di bambina, lo studio di feto in un Embriocosmo, il Musico come autoritratto dell’artista. Nei suoi ritratti Sartini continua a esprimere l’anima di chi ritrae.
Scrive Antonio Paolucci nell’introduzione del catalogo: «Utilizzare i materiali figurativi della tradizione, come fa Ulisse Sartini, dispiegando una memoria prodigiosa e una “stupefacente capacità tecnica” (Sgarbi) è possibile. Altri lo hanno fatto, al termine di altri percorsi culturali e utilizzando altri mezzi espressivi. Penso a Piero Guccione o a Bill Viola. È possibile prendere a piene mani dalla lingua antica rielaborandola, trasfigurandola, rendendola comprensibile ed efficace per le donne e per gli uomini del nostro tempo. A patto di non cadere nel citazionismo che è sterile e sgradevole sempre […]. Bisognerebbe saper usare la tradizione figurativa con la stessa naturalezza con cui usiamo la lingua letteraria, uno strumento di comunicazione che sappiamo bene essere stato costruito da Dante e da Petrarca, dal Bembo e dal Manzoni e che tuttavia ci serve per esprimere idee e valori, sentimenti e passioni del nostro tempo. Su questa strada si muove Ulisse Sartini. Entra nella grande tradizione figurativa (in Caravaggio, in Annibale Carracci), la disarticola, la analizza, sembra entrare in competizione con lei (il suo straordinario talento tecnico glielo consente) e poi ce la offre, reinventata, trasfigurata, caratterizzata dal suo specifico genio espressivo».
Accompagna la mostra un importante volume pubblicato da Edizioni Crocevia, a cura di Giovanni Gazzaneo, con immagini delle opere, dei dettagli e dei disegni preparatori in mostra, affiancate dalle riproduzioni dei lavori di Leonardo a cui rendono omaggio. Il volume è inoltre arricchito dai testi critici di Antonio Paolucci, Stefano Zuffi e del curatore.
Cenni biografici. Ulisse Sartini nasce a Ziano Piacentino (Piacenza) nel 1943. Noto pittore e ritrattista, si trasferisce giovanissimo a Milano dove studia sotto la guida del pittore Luigi Comolli, allievo di Segantini. Ma i suoi veri maestri sono i grandi pittori del Rinascimento, dai quali ha appreso l’iconologia e la tecnica. Tra i suoi lavori più significativi: i ritratti ufficiali per i papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco; quelli di Maria Callas, collocati al Museo del Teatro alla Scala di Milano, all’Auditorium Megaron di Atene e al Teatro La Fenice di Venezia. Celebri inoltre i ritratti del Primo ministro inglese John Major, di Pier Paolo Pasolini, di Luciana Savignano, di Luciano Pavarotti alla Royal Opera House di Londra, di Audrey Hepburn per la nuova sede dell’Unicef a Roma e di Giovanni Verga per il Museo Immaginario Verghiano di Vizzini. È il secondo pittore italiano, dopo Pietro Annigoni, a essere presente alla National Portrait Gallery di Londra con il ritratto di Joan Sutherland.
Sue opere sono collocate in importanti musei, chiese e collezioni private in Italia e all’estero.
Si sono interessati all’opera di Sartini studiosi e critici d’arte autorevoli come Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Floriano De Santi, Alberico Sala, Roberto Sanesi e Vittorio Sgarbi. Vive e lavora a Milano.