A quindici anni dalla beatificazione di padre Monti, per la prima volta una mostra sarà esposta – dal 10 al 18 novembre – per la prima volta nella chiesetta antica di San Martino a Bovisio Masciago, suo paese natale. Una mostra per raccontare la “Compagnia dei frati” in Brianza. Si tratta di una storia che finalmente viene a galla. Non perché sia del tutto inesplorata, ma certamente risulta poco conosciuta. Eppure si svolge in pieno Risorgimento, a pochi chilometri da Milano. Riguarda un numeroso gruppo di giovani, finiti nelle carceri austroungariche per oltre due mesi. C’è di mezzo anche la chiesa, non certo priva di responsabilità in una vicenda che divenne un affare serio, coinvolgendo pure l’imperatore Francesco Giuseppe e l’arcivescovo milanese Romilli.
L’episodio risulta costantemente citato nelle biografie di Luigi Monti di Bovisio Masciago. Tali testi non sono però facilmente reperibili, sebbene relativamente recenti e anche se gli autori sono figure di tutto rispetto: Igino Giordani, Erasmo Perniola, Domenico Del Rio, Danilo Veneruso, Ennio Apeciti e altri. Scorrendo le edizioni a stampa bisogna partire dagli anni trenta del secolo scorso per leggere sulla vicenda di cui parliamo. Autore è l’illustre avvocato Filippo Meda, che scrisse un ampio saggio intitolato La Compagnia dei Frati in Brianza perseguita come Società segreta (in “Lombardia nel Risorgimento italiano” n. 2, 1933).
In breve:
Una quarantina di giovani si incontrano regolarmente nel laboratorio di falegnameria di Luigi Monti, a Bovisio Masciago, comune della provincia di Monza Brianza. Li affianca come direttore spirituale don Luigi Dossi di Cesano Maderno, ma il vero leader è Luigi, nato nel 1825. Nella sua adolescenza matura la scelta di condurre una vita regolare e di farsi santo. Comincia ad aggregare attorno a sé molti coetanei, incoraggiato dal parroco del paese. Tuttavia alcuni preti coadiutori non sono dello stesso avviso e trasmettono relazioni negative alla polizia asburgica. Dopo alcuni anni cambia il parroco e la situazione precipita. Sarà proprio il nuovo curato, aizzato dai coadiutori, a sporgere denuncia contro i giovani. Nel settembre 1851 vengono arrestati in 17, tra i quali il Monti, e rinchiusi per 72 giorni nel carcere di Desio. La polizia, già nervosa per gli avvenimenti delle Cinque giornate di Milano del 1848 e in allerta per l’imminente arrivo a Milano dell’imperatore, non aspettava altro che dare un segno forte della sua efficienza. L’arresto fino a quattro persone comportava la fucilazione sul posto, altrimenti l’incarcerazione immediata. L’esperienza del carcere fu per i giovani un nuovo battesimo per iniziare un percorso ad ostacoli, con l’audacia della fede e la gioia del Vangelo. La popolazione aveva chiamato questo gruppo di giovani, con simpatia, la Compagnia dei frati.
La mostra illustra questa vicenda di protagonismo giovanile nella chiesa in epoca risorgimentale. Le testimonianze dello stesso Luigi Monti, sottoscritte da alcuni membri dell’antica Compagnia, sono fondamentali per ricostruire molti dettagli, integrati da quanto registra Filippo Meda nel saggio già citato, avendo egli potuto consultare i documenti della Pretura di Desio prima che andassero perduti. Preziosa è la ricostruzione dei fatti ad opera di un giovane storico, prete milanese, don Fabio Saccon, in una tesi di laurea tenuta presso l’Università statale di Milano e pubblicata dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (2001).
L’autore della mostra, Ruggero Valentini, ha manifestato la convinzione che essa rappresenti una modalità comunicativa efficace: in pochi minuti permette di conoscere una storia vera e appassionante; può essere facilmente trasportata ed esposta nei più diversi luoghi; comporta la fattiva collaborazione dei soggetti che la richiedono; favorisce il dialogo diretto con i visitatori. I fatti narrati sono stati raccolti in un agile volume (Fratello è bello, 2017) pubblicato dall’editrice Ancora di Milano.
Il titolo della mostra – Oh giorni felici e beati! – è tratto dalla lettera di Giuseppe Ghianda, membro della Compagnia, scritta al Monti anni dopo gli avvenimenti descritti, ricordando non solo l’esperienza del carcere, ma anche la preghiera comunitaria, il volontariato tra i poveri, le visite ai santuari, le passeggiate nei boschi delle Groane.
Papa Francesco nella sua recente enciclica sulla santità utilizza proprio questi due aggettivi: «la parola “felice” o “beato” diventa sinonimo di “santo”, perché esprime che la persona fedele a Dio e che vive la sua Paola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine» (GE 64).
A prova dell’autenticità del cammino cristiano della Compagnia dei Frati è emblematico questo passo della lettera del Ghianda, quando descrive la propria vita di famiglia: «stare sempre nella mia bottega a lavorare a gran sudori, e così mi passano i giorni felici, adempiendo ai doveri di mia famiglia. E, a dirtela chiara la verità, mi pare ancora di essere un frate e di avere ancora i voti. La castità cerco di osservarla più che posso nel mio stato di matrimonio. Per l’obbedienza cerco e mi sforzo di sottomettermi a tutti principalmente in famiglia, meno quando non me lo permettono i miei doveri. La povertà poi… ben sai il mio stato: cerco di uniformarmi alla volontà di Dio e lo benedico».
Luigi Monti, dopo i fatti narrati, scelse la via della consacrazione religiosa, divenendo fondatore di una Congregazione (I Figli dell’Immacolata Concezione). Nella sua vita esercitò la professione di infermiere ed educatore, senza peraltro mai essere ordinato prete, optando tenacemente per una forma di consacrazione comunitaria e fraterna certamente innovativa nella chiesa, anche per l’assoluta parità tra confratelli, siano laici o presbiteri. Eredità questa, della sua intensa esperienza negli anni giovanili.
Il documento preparatorio del Sinodo dei Vescovi su giovani e fede termina con questa considerazione: «Vi è la necessità di presentare ai giovani la “giovinezza dei Santi”. Tutti i Santi, infatti, sono passati attraverso l’età giovanile e sarebbe utile ai giovani di oggi mostrare in che modo i Santi hanno vissuto il tempo della loro giovinezza».
La mostra sarà esposta per la prima volta nella Chiesetta Antica di San Martino a Bovisio Masciago, paese natale di Luigi Monti, a quindici anni dalla sua beatificazione.
Per contatti: fraternitadiluigi@padremonti.org – cell. 3408352735