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L'esperienza

«Pregate perché possa
sostenere i miei sacerdoti»

L’auspicio dell’Arcivescovo al termine
del pellegrinaggio diocesano in Francia in luglio

11 Maggio 2011

 

Chissà quali preghiere stanno formulando i preti e i seminaristi in ginocchio sulla balaustra davanti all’urna di San Giovanni Maria Vianney. Chissà quali attese, quali speranze, quali timori, quali fatiche stanno affidando al Signore per intercessione del patrono universale dei parroci. Chissà per chi stanno pregando davanti ai resti mortali del Santo Curato d’Ars, esposti nella chiesa parrocchiale dove ha operato per 41 anni, fino alla morte avvenuta il 4 agosto 1859.
Ad Ars anche il cardinale Tettamanzi sosta in preghiera davanti al Santo. Sono preghiere grandi, le sue: infatti ha cominciato a esprimerle con giorni di anticipo.
Mille chilometri più a ovest, domenica 12 luglio, nella cella di Santa Teresa del Bambin Gesù a Lisieux, aveva pregato «per tutti i sacerdoti, in particolare per quelli che si trovano nei momenti talvolta difficili del ministero».
Anche il giorno prima, nell’abbazia della Maddalena a Vezelay, l’Arcivescovo di Milano aveva confidato di voler pregare ad Ars «per tutti i sacerdoti, perché nel loro servizio più grande, l’Eucaristia quotidiana, facciano riscoprire ai fedeli la straordinaria dignità di fare parte di un popolo sacerdotale. L’esaltazione di questo sacerdozio passa attraverso l’impegno educativo e pastorale quotidiano dei preti per portare tutti i fedeli a riscoprire del sacerdozio battesimale».
I sacerdoti pregano davanti all’urna del Santo Curato d’Ars. Per loro e per la propria gente. Ma pregano anche i fedeli laici. Per loro stessi e per i propri preti. Zeno, insieme alla mamma Francesca, accende una candela per il proprio parroco. Un’americana di Boston dice che ha pregato per il proprio figlio prete. Una signora prega per il proprio fratello vescovo. I pellegrini ambrosiani pregano per i sacerdoti delle proprie parrocchie: ringraziando il Signore per i preti che hanno conosciuto, invocando il suo aiuto per quelli che sono tra loro, domandando il motivo della separazione da un sacerdote che sta per essere trasferito.
Testimonianze che anticipano il duplice affidamento di cui parlerà l’Arcivescovo nell’omelia, descrivendo il rapporto che esiste tra il prete e la comunità. Il primo è quello della comunità affidata al sacerdote: «La prima responsabilità è quella che ogni sacerdote riceve dal Vescovo: a ognuno, come mio stretto collaboratore, affido una comunità cristiana. E oggi più che mai è una responsabilità che chiede di essere condivisa nell’ambito e nel cammino delle Comunità pastorali. A più sacerdoti insieme è affidata non una singola parrocchia, ma una “comunità” più ampia per vivere e testimoniare la comunione piena e diversificata della Chiesa».
I preti pregano per la propria gente, e la gente prega per i propri preti. Continua il cardinale Tettamanzi: «C’è un altro affidamento: quello del sacerdote che viene affidato a una comunità. La comunità custodisce il suo pastore chiedendo ai preti di essere dispensatori dei misteri di Dio. Pregare per i nostri preti è il più importante modo di sostenerli, ma anche chiedere a un prete di “fare il prete” è un sostegno di straordinaria efficacia».
Tante preghiere davanti al Santo Curato d’Ars. E non potrebbe che suscitare preghiera quell’uomo che – con la sua preghiera – ha attirato folle nella sua minuscola parrocchia di 200 anime. L’Arcivescovo di Milano guarda avanti e sottolinea anzitutto come «essere qui ad Ars in questo anno che il Santo Padre ha voluto dedicare ai sacerdoti riveste un significato ancora più grande e più bello».
Raccomanda poi il rilancio dei frutti dell’Assemblea sinodale straordinaria, nella quale ha chiesto ai sacerdoti la responsabilità del presente e del futuro della Chiesa: «Vorrei affidare all’intercessione del Santo Curato d’Ars i frutti di questa Assemblea sinodale, per il cammino di santità di tutto il nostro presbiterio diocesano e per il prossimo anno pastorale».
Prega in silenzio davanti al Santo curato d’Ars, il cardinale Tettamanzi. Ma una preghiera la domanda pubblicamente ai pellegrini della sua diocesi: «Chiedo a ciascuno di voi, al termine di questo pellegrinaggio, una preghiera per me come vescovo padre e pastore della Chiesa ambrosiana. L’intercessione di questo santo sostenga anche me nel sostenere, a mia volta, tutti i miei preti».