Lettera da Paray-le-Monial
È la cittadina della Borgogna famosa per il culto al Sacro Cuore. Il viaggio non poteva che partire da qui, «così come ogni iniziativa pastorale»; cioè «dall’alto: dalla contemplazione del mistero di Dio, e dal centro: dal Cuore di Cristo». È da questo cuore che «dobbiamo attingere forza» per rinnovare il volto della nostra Chiesa «nel segno della comunione-collaborazione-corresponsabilità» e nella consapevolezza che «possiamo essere strumenti di salvezza, non salvatori».
Lettera da Nevers
Qui riposano le spoglie di Bernadetta, nella cui santità si fondono la straordinarietà (le apparizioni) e l’ordinarietà nel nascondimento del monastero. Di qui l’appello alla “sobrietà pastorale” da intendere «come esortazione a riscoprire il valore della pastorale ordinaria», e a «custodire la giusta misura nei mezzi, nei tempi e nello stile del nostro agire» senza inseguire “effetti speciali”, ma puntando sull’essenziale.
Lettera da Alençon e Lisieux
Dal fonte battesimale dove sono stati rigenerati alla vita di grazia i coniugi Martin (i genitori di Santa Teresina, da poco beatificati), l’Arcivescovo prende spunto per parlare del sacerdozio dei fedeli. «In che senso tutti i cristiani sono sacerdoti? – si chiede -. Significa lasciare che l’amore di Dio penetri ogni respiro della nostra vita ordinaria. Non è forse questa la Messa che il Signore chiede a tutti di celebrare con gioia uscendo dalla chiesa?».
Lettera da Vézelay
Qui sono custodite le reliquie di Santa Maria Maddalena: «L’itinerario spirituale di Maria di Magdala, associata dalla tradizione alla peccatrice perdonata, è uno splendido esempio di conversione e di redenzione», scrive l’Arcivescovo, offrendolo come icona ai cristiani di oggi. Qui si parla di conversione pastorale, che ci chiede di «diventare una Chiesa della speranza e della gioia» e di «coltivare la qualità evangelica delle relazioni personali ». Nello stile dell’accoglienza, della gratuità e della gratitudine.
Lettera da Ars
Non poteva che essere indirizzata “Ai miei sacerdoti”, nel ricordo del ministero sacerdotale di Giovanni Maria Vianney: «Pensavo al ritorno in diocesi e mi chiedevo quale proposta offrire ai miei preti per vivere con frutto l’Anno Sacerdotale». Qui nasce l’idea di un “anno di riposo in Dio” a livello personale e a livello comunitario, con l’auspicio che lo stile sinodale che ha pervaso l’ultimo anno la diocesi rafforzi «nei decanati e tra i preti rapporti di autentica fraternità». Non di meno va costruito «con i nostri fedeli un rapporto di vera fiducia, di collaborazione cordiale e responsabile, di formazione esigente».
A questo proposito l’Arcivescovo lancia l’iniziativa di una “Settimana di formazione di base”, da svolgersi a livello zonale, «per favorire una più intensa comunione di intenti tra chi, nella varietà dei compiti e dei servizi, condivide l’impegno della missione evangelizzatrice della Chiesa di Milano».