La devozione al Sacro Cuore è apparentemente tardiva nella storia della Chiesa, in quanto non si configura come tale che alla fine del XVII secolo, in seguito alle rivelazioni di santa Margherita Maria Alacoque, religiosa della Visitazione e al movimento che ne seguì. Ma le sue radici sono molto più antiche. I Padri della Chiesa, principalmente in Occidente, sviluppano il tema della Chiesa come la nuova Eva che nasce dal costato di Cristo, vedendo nel sangue e nell’acqua che escono dalla ferita aperta dalla lancia del soldato l’annuncio del battesimo e dell’eucaristia. I mistici poi del XII secolo passarono dalla contemplazione delle piaghe di Gesù a quella del suo Cuore divino: tutto l’amore di Dio ha fatto battere il cuore di un uomo-Dio, quello di Gesù. San Bernardo scrive: “Il segreto del suo cuore appare a nudo nelle piaghe del suo corpo; si vede allo scoperto il mistero dell’infinita bontà”. Nel XIII secolo, secondo la sensibilità dell’epoca, coltivano l’esperienza dell’umanità di Gesù alcune espressioni della mistica femminile come santa Metilde e santa Geltrude, monache cistercensi di Helfta. La devozione poi si diffonde tra i figli di san Francesco e gli altri ordini religiosi, fino ai primi gesuiti e passa nel culto pubblico in diversi luoghi della Francia, finché nel 1856 la festa è estesa alla Chiesa universale. Ossi si ricorda San Barnaba, apostolo Barnaba significa “figlio della consolazione”, un uomo dunque capace di confortare i fratelli: già in tale appellativo è detto il tratto fondamentale della personalità di questo cristiano della prima ora, di nome Giuseppe, di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli e lo stesso Paolo, un uomo che, per il ruolo importante che svolse nella diffusione del Vangelo, ha meritato il titolo di “apostolo”. Nativo di Cipro, levita, entrando nella comunità cristiana, mostrò subito di comprendere le esigenze radicali di chi si pone alla sequela di Cristo; si spogliò infatti di tutti i suoi beni e li mise a disposizione degli apostoli. Nell’elogio che troviamo nel libro degli Atti (11,24) si parla di lui come di “un uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede”. E appunto alla luce dello Spirito comprese che i pagani potevano entrare nella Chiesa all’unica condizione che credessero in Gesù Cristo. Insieme a Paolo, che lui stesso presentò agli apostoli, si dedicò per oltre un anno all’evangelizzazione di Antiochia, dove i seguaci di Cristo furono detti per la prima volta cristiani. Con Paolo affrontò le fatiche e i rischi del primo viaggio missionario; poi, per dissensi intercorsi con l’apostolo delle genti, si separò da lui e fece ritorno a Cipro, con suo cugino Giovanni Marco, il futuro evangelista. Dopo aver predicato il Vangelo a Roma e a Milano, secondo la tradizione, si recò a Salamina, dove morì martire intorno all’anno 63.
Il santo del giorno
Venerdi, Settimana II domenica dopo Pentecoste, Ss. Cuore di Gesù
�Sacr.mo Cuore di Gesù - Solennità del Signore