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Santi Dionigi, vescovo, e compagni, martiri

Mercoledì della settimana della VI Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore

9 Ottobre 2019

Dionigi, di cui parla Gregorio di Tours († 594) nella Storia dei Franchi, sarebbe uno dei sette vescovi inviati da Roma nelle Gallie al tempo di Decio (250) per portarvi il vangelo. Secondo i racconti del martirio scritti nei secoli successivi, Dionigi sarebbe stato un cristiano di Roma di origine gallica; per questo fu scelto per tale missione. Egli si fermò nella zona centrale intorno alla nascente Parigi, e qui compì la sua opera di evangelizzatore, cristianizzò la regione e organizzò la prima comunità cristiana.
La Chiesa di Parigi lo ricorda come primo vescovo e lo onora per il martirio subito per decapitazione insieme al presbitero Eleuterio e al diacono Rustico. Di questi compagni non si hanno notizie ma la loro presenza conferma che a quell’epoca la Chiesa di Lutetia Parisiorum era già costituita. Nella Vita di santa Genoveffa, scritta intorno al 520, si parla della basilica che la santa fece costruire nel luogo dove Dionigi subì il martirio, il Vico Catulliaco, dove poi sorse il famoso complesso monasteriale di Saint-Denis, inaugurato solennemente alla presenza di Carlo Magno. La zona prese il nome di Montmartre, dal latino Mons Martyrum, colle dei martiri. Il culto di san Dionigi e dei suoi compagni martiri, dapprima unito allo sviluppo di Parigi e all’ascesa al potere dei Franchi, si diffuse poi oltre i confini della Gallia.
Il santo fu riconosciuto come il fondatore della Chiesa di Francia; la sua fama sarà uguagliata solo da san Remigio, vescovo di Reims, che battezzò Clodoveo, re dei Franchi, nel VI secolo.

Lo stesso giorno si fa memoria anche di san Giovanni Leonardi, sacerdote (1541-1609). Nacque a Diecimo di Borgo a Mozzano (Lucca). Ordinato prete nel 1571, dopo aver esercitato la professione di assistente farmacista, si dedicò totalmente all’educazione catechistica dei fanciulli e dei giovani nella sua città, inquieta per i fermenti del Rinascimento e la predicazione di Ochino. Per attendere a questo compito fondò dapprima la Compagnia della dottrina cristiana, che raccoglieva laici e laiche desiderose di dedicarsi alla catechesi, e poi la Confraternita dei preti riformati che più tardi fu approvata da Paolo V col nome di Chierici regolari della Madre di Dio.
Nel suo lavoro dinamico e preveggente incontrò l’opposizione e l’ostilità dei suoi stessi concittadini, tanto che dovette lasciare Lucca. Ma Roma guadagnò così uno dei più validi collaboratori nelle riforma ecclesiastica in atto nella Chiesa. Giovanni Leonardi assolse molti incarichi pontifici, restaurò la dìsciplina in diverse famiglie religiose, e animato dal fervore missionario del tempo, fondò insieme con il sacerdote spagnolo G.B. Vives un seminario che preparasse a Roma i sacerdoti per le terre di missione. Nacque così quello che più tardi divenne il Collegio Urbano di Propaganda Fide. E fu l’ultima opera uscita dal cuore e dalla mente di san Giovanni Leonardi. Nel 1609, servendo gli ammalati di peste, ne contrasse il morbo di cui morì, l’8 ottobre di quell’anno. San Filippo Neri, il Baronio, san Giuseppe Calasanzio, il Vives e tanti altri, che condivisero con lui le ansie e le gioie per la riforma della Chiesa, ne attestarono la santità eroica. Fu sepolto in Santa Maria in Campitelli e nel 1938 dichiarato santo.