La riforma liturgica conseguente al Concilio Vaticano II fissa per la domenica successiva all’Epifania la celebrazione del Battesimo di Gesù. Quando l’Epifania aveva un’ottava, l’ottavo giorno era consacrato al Battesimo di Gesù che costituisce uno dei tre miracula originariamente celebrati nel giorno della Festa della manifestazione, che è appunto l’Epifania: la manifestazione ai magi e in loro ai popoli pagani; il Battesimo che manifesta Gesù al Battista e ai peccatori che rispondono alla predicazione del Precursore; il segno di Cana che manifesta Gesù ai discepoli che credono in lui (Gv 2, 11). Carlo Magno, rimasto affascinato dal canto di certi monaci greci che celebravano il Battesimo del Signore, fece tradurre in latino i testi che aveva udito cantare.
Oggi si ricorda san Gregorio di Nissa.
Gregorio, fratello minore di Basilio di Cesarea, nacque in Cappadocia tra il 335 e il 340. Educato cristianamente dal fratello e soprattutto dalla sorella maggiore santa Macrina, non seguì subito i fratelli nella vita ascetica. Fu battezzato e ordinato lettore ma, attratto dalla letteratura, si lasciò fortemente influenzare dalla cultura classica, divenne maestro di retorica e si sposò. Alla morte della moglie, richiamato a più austera vita dal fratello Basilio e dall’amico Gregorio di Nazianzo, si ritirò per qualche tempo nel monastero fondato dal fratello, sul fiume Iris. Nonostante non avesse capacità diplomatiche e conservasse amore alla retorica, fu scelto da Basilio come vescovo di Nissa nel 971-972 per fronteggiare l’arianesimo. Ma le sue scarse capacità di governo e di amministrazione offrirono l’occasione, ad elementi filoariani di accusarlo di mala amministrazione, così che nel 376 fu deposto e mandato in esilio. Solo nel 378, alla morte dell’imperatore filoariano Valente, poté riprendere la carica, accolto trionfalmente dalla cittadinanza.
Alla morte di Basilio, avvenuta il 1° gennaio 379, Gregorio ebbe parte di rilievo nei tre concili convocati subito dopo, per mettere fine allo scisma che divideva la Chiesa, quale erede non solo materiale, ma anche dottrinale del grande fratello. Per la sua forte preparazione filosofica e teologica fu soprannominato, dai padri conciliari, la “colonna dell’ortodossia”. Egli seppe, con abilità e coraggio, allargare il fronte dei sostenitori del Credo di Nicea e ristabilire la pace nella Chiesa. Capace di ritornare sistematicamente alle fonti e di approfondire i punti controversi, la sua teologia costituì la base su cui si svilupparono sia la dottrina ascetica che quella mistica dell’Oriente cristiano. Gregorio eccelse soprattutto nei cosiddetti “panegirici”, cioè nel tessere le lodi dei santi e nel compilarne le vite; fra le altre scrisse anche la vita della sorella Macrina. Probabilmente morì nel 395; nel 394 lo troviamo infatti ancora presente al Concilio di Costantinopoli.