Girolamo, uno dei più grandi dottori della Chiesa indivisa, nacque a Stridone, in Dalmazia, da una nobile famiglia cristiana, fra il 345 e il 347. A Roma studiò i classici latini e a Treviri conobbe la vita ascetica dell’occidente, stringendo amicizia con Rufino e Cromazio di Aquileia.
Fu battezzato a 19 anni da papa Liberio. Si recò poi in Oriente per conoscere la tradizione monastica del deserto siriaco e fu ordinato presbitero ad Antiochia. Fondò a Roma, sull’Aventino, un cenobio dove donne dell’aristocrazia romana si esercitavano nell’ascesi e nello studio approfondito della Scrittura. Nel 384, dopo la morte di papa Damaso – del quale era stato segretario particolare e da cui ricevette l’incarico della revisione della traduzione latina della Bibbia, che darà origine alla Vulgata – Girolamo ripartì alla volta di Betlemme, dove si dedicò alla traduzione e al commento dei libri sacri.
Qui fondò un monastero maschile e uno femminile. Di carattere forte e irruente, provocò insieme consensi e polemiche con i suoi interventi accesi per fustigare vizi e ipocrisie. Nei suoi scritti, molti dei quali interessano la vita monastica, soprattutto nel suo Epistolario, Girolamo ha lasciato alla Chiesa un tesoro prezioso di insegnamenti sulla vita cristiana e sull’ascesi monastica. Morì a Betlemme nel 419, il 30 settembre. Gli antichi calendari d’Oriente e d’Occidente ricordano oggi Gregorio l’Illuminatore, apostolo degli armeni, nato il 260 ca. e morto attorno al 328.