Marcellino era di Cartagine, cristiano virtuoso, tribuno e notaio. Parla di lui il suo contemporaneo e conterraneo sant’Agostino, dicendolo uomo attivo e prudente, sempre desideroso di apprendere. Marcellino si trovò coinvolto nella controversia donatista. Dopo la persecuzione di Diocleziano, alcuni africani seguaci del vescovo Donato non accettarono che nella gerarchia della Chiesa fossero riammessi i preti che avevano rinnegato la fede: per i Donatisti questa caduta era imperdonabile. Ne nacque un doloroso scisma, a cui si aggiunsero altri contrasti di carattere dottrinale con sfumature politiche. Perciò nel 411, l’imperatore Onorio indisse un concilio di pacificazione; a presiedere l’incontro fu posto, con pieni poteri, il tribuno e notaio Marcellino.
Egli convocò 286 vescovi di parte cattolica e 279 di parte donatista. Sette oratori per parte sostennero il contradditorio. Sant’Agostino dimostrò che seguendo in buona fede le premesse dei Donatisti si giungeva alle stesse conclusioni della dottrina cattolica. Ma molti Donatisti non erano in buona fede e quando Marcellino, in nome dell’imperatore, emise la sua sentenza favorevole ai cattolici, essi rifiutarono di accettarla accusandolo di cospirazione contro l’Imperatore. Così, nel 413, Marcellino e un suo fratello vennero giustiziati in nome della legge imperiale.
Un anno dopo, però, lo stesso imperatore riconosceva l’errore commesso dalla giustizia romana dietro l’istigazione degli eretici. Furono perciò sanzionate e approvate formalmente tutte le decisioni prese dal tribuno Marcellino nei confronti dei Donatisti. La Chiesa, dal canto suo, ha posto il coscienzioso e inflessibile funzionario di Cartagine nel numero dei martiri per la fede, includendolo al 6 aprile nel Martirologio Romano.