Fondatore della Compagnia dei Servi degli Infermi (Camilliani. Nasce nel 1550 a Bucchianico nei pressi di Chieti da una nobile famiglia.
Seguendo la tradizione paterna, si arruola giovane nell’esercito di Venezia e poi della Spagna, partecipando anche alla campagna contro i Turchi. Sono gli anni della sua vita dissoluta. Ma l’incontro con un padre cappuccino nel 1575 determinò una svolta radicale nella sua vita. Convertito all’Evangelo di Gesù, fu poi decisivo l’incontro con la sofferenza umana: ricoverato nell’ospedale di S. Giacomo, a Roma, per curare una piaga al piede, rimane sconvolto dal modo nel quale gli infermieri trattavano gli ammalati e maturò l’idea di consacrare tutta la propria vita alla creazione di una compagnia di uomini i quali servissero gli ammalati non per denaro, ma mossi soltanto dall’amore di Dio.
Egli serviva con dedizione assoluta ogni povero malato vedendo in lui l’immagine di Cristo sofferente. Diceva ai malati: “Non chiedetemi, per favore; comandatemi, perché voi siete i miei padroni ”. Trasferitosi nel grande ospedale romano di Santo Spirito, incominciò quell’esperienza nuova che ha dato vita al suo ordine, l’approvazione del quale avvenne rapidamente, ad opera di Sisto V, nel 1586. Solo nel 1593 Camillo accettò di farsi ordinare prete. Nel 1607, a motivo di dissensi interni alla congregazione, rinunciò alla carica di generale, e riprese il suo servizio agli infermi, al quale si dedicò con amore fino all’ultimo giorno della sua vita.
Morì il 14 luglio 1614, fu canonizzato nel 1746 e proclamato nel 1886 patrono degli infermi e del personale ospedaliero. Nella chiesa lariana il 14 luglio si ricorda san Felice, primo vescovo di Como. Amico del grande sant’Ambrogio, fu proprio dal Vescovo di Milano inviato a Como, che sotto la sua guida divenne rapidamente una delle più attive e prospere chiese lombarde. Morì intorno all’anno 390.