Giorgio, il “megalomartire” (grande martire, come era chiamato nella Chiesa greca), era venerato a Lidda, in Palestina, fin dalla seconda metà del secolo IV, dove, esattamente sul luogo della sua sepoltura, era sorta nel 350 una basilica in suo onore. Ma il suo culto si è così universalmente diffuso che si può considerare il martire più venerato di tutta la cristianità. Eppure molto poco si sa della sua vita.
Nacque probabilmente in Cappadocia. Suo padre, Geronzio, era un pagano di origine persiana, mentre sua madre Policronia era cristiana. Avviato alla carriera militare, si fece cristiano, abbandonò le armi e diede tutti i suoi beni ai poveri. Il suo martirio avvenne sotto Daciano, imperatore dei persiani (che in alcune recensioni diventa Diocleziano, imperatore dei romani), di fronte al quale confessa la sua fede, distruggendo gli idoli e uccidendo i loro sacerdoti.
La sua antica passio, nelle diverse numerose recensioni che ebbe in ogni lingua d’oriente e d’occidente, riferisce un racconto del martirio traboccante di prodigi ed episodi straordinari di conversioni e risurrezioni. Famoso è l’episodio, riprodotto in numerosissime varianti iconografiche e riportato da Jacopo da Varazze nella Leggenda aurea , in cui Giorgio uccide il drago che terrorizzava la città di Silene in Libia. Si tratta della trasposizione in chiave cristiana di un’antica leggenda mitologica in cui l’eroe, uccidendo il dragone, salva la fanciulla che ama, la figlia del re, che doveva essere sacrificata alle fauci del mostro, e con lei salva tutta la città. Applicato a san Giorgio, l’episodio diventa, nell’immaginario della devozione popolare, la raffigurazione della protezione vittoriosa del santo contro le potenze del male.
L’Inghilterra ha eletto san Giorgio a suo patrono. A lui sono dedicate in tutto il mondo un numero incalcolabile di chiese. Oggi si ricorda anche sant’Adalberto, vescovo di Praga, monaco e martire.