Il 21 novembre anticamente corrispondeva alla festa della dedicazione della basilica di S. Maria Nuova, edificata dall’imperatore Giustiniano (VI sec.) in prossimità del tempio di Gerusalemme. Sotto il patriarca Germano (VIII sec.) la festa veniva celebrata in tutto l’impero bizantino come memoria di Maria che ancora bambinetta sale al tempio, e ivi è dedicata al servizio di Dio, avvenimento riportato dall’evangelo apocrifo di Giacomo. Questa origine apocrifa della celebrazione ne ritardò l’estensione in occidente, dove la festa iniziò ad essere celebrata ad Avignone nel 1373, per essere poi definitivamente introdotta nel 1585 ad opera di Sisto V. Rimase anche dopo la riforma liturgica del Vaticano II, per rispetto delle chiese d’Oriente che venerano in questa ricorrenza la piena dedizione della Madre di Gesù, "domus aurea", alla gloria di Dio, facendo memoria della gioia di lei, Figlia di Sion, nel consacrare totalmente al mistero della volontà di Dio la propria vita.
Al di là della consistenza di un episodio particolare nella vita di Maria, cui i vangeli apocrifi hanno voluto dare articolazione narrativa, questa memoria celebra con stupore la fedeltà e la piena corrispondenza di Maria di Nazaret alla grazia totale che ella servì giorno per giorno con piena dedizione, aderendo allo svolgersi degli avvenimenti e alla rivelazione del mistero della salvezza universale. La quotidianità della vita nascosta fu per lei come il "portico del tempio", spazio di silenzio e gioiosa attesa, in preparazione della decisione che cambiò il corso della storia universale: il consenso al farsi carne del Verbo di Dio.