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Santa Caterina d’Alessandria, vergine e martire

Lunedì della II settimana di Avvento

25 Novembre 2019

Una leggenda è all’origine del culto di questa santa del IV sec.; una leggenda priva di autorità storica ma che impressionò vastamente il sentimento e la immaginazione popolare. Tale leggenda racconta che l’imperatore Massenzio, recatosi ad Alessandria, ordinò che tutti i sudditi immolassero agli dèi, ma Caterina, diciottenne, di stirpe regale, si recò al tempio per incoraggiare i sudditi alla resistenza. Fu arrestata e portata alla presenza all’imperatore che, per confondere i suoi propositi di fedeltà al credo cristiano, la pose a confronto con filosofi e retori. Ma ella, confortata dall’apparizione dell’arcangelo san Michele, persuase i sapienti ad aderire alla fede cristiana. In modo analogo respinse i propositi dell’imperatore, attirato dalla sua bellezza, e convertì alla fede i soldati mandati a sorvegliarla in prigione.
A conclusione di strabilianti vicende, che riproducono stereotipi della letteratura agiografica antica, venne martirizzata, il 25 novembre del 305, con la decapitazione; il suo corpo fu trasportato dagli angeli sul monte Sinai. Una sua passio greca, priva di riferimento ad Alessandria, risale ai secoli VI-VII. In Occidente il suo culto risale all’VIII secolo, e venne molto incrementato dalle Crociate, fino a diventare molto popolare nel basso medio evo. Chiese, altari, icone splendide vennero dedicati al suo nome – in greco Aikaterina, Catharina in latino – e fu anche scelta come patrona delle scuole filosofiche. Pellegrini d’ogni epoca successiva venerano la sua tomba presso il Monastero del Monte Sinai.
L’iconografia, soprattutto rinascimentale, ritrae, oltre al martirio simboleggiato dai due strumenti di tortura, la ruota e la spada, anche due momenti caratteristici della vita della santa: l’infanzia e il matrimonio mistico. La devozione a questa santa, la cui memoria segna la soglia della stagione invernale, è all’origine anche di una ricca produzione letteraria, di drammaturgia popolare.