O Re delle Genti,
da loro bramato,
e pietra angolare,
che riunisci tutti in uno:
vieni, e salva l’uomo,
che hai plasmato dal fango.
Dio è re; Dio regna; re delle genti: è una certezza per Israele la regalità di Dio, cantata con inni e invocazioni piene di nostalgia di un re che porti pace al popolo, che porti la giustizia. Per noi quella pace, quella giustizia si è realizzata in Gesù, re pacifico, mite, acclamato da poveri esultanti, “re benedetto, che viene nel nome del Signore” (Lc 19,38).
Colui che attendiamo, il compimento cui anela l’umanità in travaglio, il Salvatore degli umili che hanno creduto e sperato in Lui, viene. È re e pietra di fondamento della Chiesa, da lui sorretta, fondata, resa stabile; pietra da cui scaturisce la bevanda che ci disseta lungo il cammino del nostro esodo (1 Cor 10,4); Re delle genti, a cui si rivolgono i nostri desideri di unità, di pace e di fraternità, perché lui solo con la terra di cui siamo fatti può costruire la sua casa regale, dimora dello Spirito santo, aperta a tutti i popoli.
L’opera che Cristo è venuto a compiere sulla terra si manifesterà in pienezza con la realizzazione universale del regno di Dio, quando si alzeranno le porte eterne, ed entrerà il Re della gloria (Sal 23,9), il nostro Salvatore, e porterà a tutti la salvezza invocata.