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Martedi, Settimana della VI Domenica di Avvento

Feria Prenatalizia III

20 Dicembre 2016

 

Terzo giorno della novena, l’attesa del Signore si esprime attraverso l’invocazione di lui come “radice di Iesse”. Il riferimento è alla profezia messianica di Is 11, 11: “Un germoglio uscirà dal tronco di Iesse, un virgulto spunterà dalle sue radici”. Iesse, storicamente, è il padre di Davide, il piccolo re fanciullo che, pastore, è stato scelto da Dio in modo assolutamente imprevedibile, per liberare il popolo dal gigante Golia e da tutti i poteri idolatri. Ma l’istituzione della regalità subì presto – come ogni realtà umana suscettibile di deformarsi in potere – grave decadimento, fino a scomparire.
La promessa legata però alla scelta del giovane re pastore rimane fedele oltre la storia fatta da mani e logiche umane. Il Messia è atteso nei testi profetici isaiani come piccola radicina che germoglia da un tronco reciso alla sua base. Il misterioso Servo del Signore è visto dal profeta come “un virgulto cresciuto davanti al Signore, come radice uscente da arida terra” (Is 53, 2). E Zaccaria, profeta sorto dopo la desolante esperienza di popolo della deportazione e del ritorno dall’esilio, vede il Messia venire come “mio servo Germoglio” (3, 8) e così vede avverarsi la ricostruzione del tempio distrutto: “Ecco l’uomo: il suo nome è Germoglio” (6, 12: cfr. Ger 23, 5; 33, 15; Ez 17, 5). Al compimento dei tempi, la profezia dell’Apocalisse delinea nuovamente l’avvento di questa presenza di Gesù, come colui che rigenera il tempo e la fecondità della terra – la “radice” – in misterioso collegamento con la figura del piccolo pastore bello, Davide, personificazione di tutte le più ardite speranze di salvezza del popolo amato.