Cromazio apparteneva al clero della città di Aquileia, centro politico di rilievo dell’Impero romano, sulla strada che congiungeva Roma alla Dalmazia, e sede vescovile considerata la terza d’Italia per importanza dopo Roma e Milano. Gerolamo vi era vissuto a lungo prima di ritirarsi nel deserto della Calcide e conosceva Cromazio come l’animatore di un fervente cenacolo presbiterale che egli aveva definito una volta simile a “una comunità di santi”. Di questa comunità Cromazio fu a lungo il personaggio più in vista, il lievito della vita spirituale della città.
Come esponente dell’ortodossia collaborò attivamente con il vescovo Valeriano per debellare l’arianesimo nella Chiesa di Aquileia, che in passato era stata assai vicina agli imperatori ariani. Alla morte di Valeriano, nel 388, sant’Ambrogio lo chiamò a succedergli nella cattedra vescovile di Aquileia. E Cromazio fu vescovo saggio e dotto, “il più santo e il più dotto” di tutti i vescovi del tempo, lo definì Gerolamo, che a lui dedicò molte delle sue traduzioni dei libri biblici.
Del suo zelo pastorale e della sua ardente carità parla anche san Giovanni Crisostomo. Cromazio è autore di un commento al Vangelo di Matteo e di numerosi Sermoni che sono testimonianza della fede e della vitalità dell’antica Chiesa aquileiese.
Il 2 dicembre si fa memoria anche di santa Bibiana, martirizzata insieme ai genitori e alla sorella durante la persecuzione di Giuliano l’apostata. A lei papa Simplicio intitolò nel V secolo a Roma una basilica sull’Esquilino.